«Pagare i parlamentari come noi sindaci Firenze? Sfida nazionale»
Nardella: giusto aprire a sinistra, ma no alle solite facce
Sindaco Dario Nardella, la stagione di Renzi è archiviata. Lei alle primarie ha appoggiato Martina, ma ha stravinto Zingaretti. Ora si ricandida a Palazzo Vecchio, l’ultimo fortino del Pd. Ha paura di perdere?
«In politica non ho mai avuto paura, ma non sottovaluto assolutamente i miei avversari. Sento che la città mi stima e mi vuole bene: questo mi dà molta forza».
Lei è cresciuto nella vecchia scuola Ds, la stessa di Zingaretti, che ora sta riaprendo a quella sinistra che aveva lasciato il Pd...
«Non è sbagliato ritessere un dialogo con quel mondo, ad una condizione: guardiamo in avanti, e stop a nostalgie e solite facce».
Il neo segretario dice che farà «un nuovo Pd», ma ha chiamato come tesoriere Zanda, che ha presentato una legge per aumentare lo stipendio ai parlamentari. Non è tafazzismo?
«Sì. I parlamentari del Pd dovrebbero sostenere una legge che abbassi gli stipendi di deputati e senatori al livello dei sindaci delle grandi città, che peraltro hanno responsabilità amministrative, penali e civili decisamente più alte».
Il Pd, crollato al 20%, registra un gradimento solido solo con gli over 60, mentre i giovani votano Lega e M5S. Come si riconquista questo elettorato?
«Io un’idea ce l’ho e la lancio a Zingaretti. Il Pd impugni la bandiera dell’ambiente una volta per tutte e senza esitazioni. Non possiamo tralasciare quello che centinaia di migliaia di ragazzi hanno fatto nelle piazze per i Fridays for future. C’è un movimento vasto, non solo in Italia e fatto di giovani, che lancia al mondo la vera grande sfida di questo secolo: la lotta contro il cambiamento climatico».
Sì, ma nel concreto?
«Tre obiettivi: raggiungere ovunque l’80% di raccolta differenziata, attuare la direttiva plastic free e tutte le misure per ridurre del 25% le emissioni di Co2. Dobbiamo riuscirci in tutte le città, con una grande mobilitazione dei sindaci del Pd. A Firenze abbiamo puntato su mobilità elettrica e nuove tramvie».
A quanto può puntare il Pd alle Europee?
«Dobbiamo superare il M5S: sarebbe un risultato psicologicamente molto forte. È in atto uno sgretolamento del Movimento: dopo le Europee ci dovremo preparare a un nuovo bipolarismo».
Lei, proprio sul Corriere, aveva lanciato anche l’idea di cambiare nome al Pd: «I Democratici». La rilancia o no?
«Ora pensiamo a far vincere il Pd. Quell’idea avrà ancora più senso dopo il voto, quando dovremo aggregare tutte le forze democratiche, civiche ed europeiste, contro sovranisti, populisti e xenofobi».
Salvini ha promesso che verrà molte volte a sostenere il candidato del centrodestra, Ubaldo Bocci. Segno che la sfida di Firenze per la Lega ha un valore nazionale?
«Sì, Firenze è una sfida nazionale. La Lega è sempre più aggressiva, però esiste solo nella misura in cui esiste il suo capo. Io farò una campagna elettorale molto diversa: Bocci ha Salvini e Berlusconi, io dalla mia parte ho Firenze e i fiorentini».
Bocci, nel 2014, aveva organizzato a casa propria una cena di sostegno alla sua candidatura a sindaco. Perché oggi è in campo contro di lei?
«Andrebbe chiesto a lui. Io però non userò quel fatto in campagna elettorale, credo che sia legittimo cambiare idea».
Il partito
«Nuovo nome dopo le Europee. Zingaretti impugni la bandiera dell’ambiente»