Corriere della Sera

Schiaffo Usa all’iran: i pasdaran sono terroristi

I Guardiani della Rivoluzion­e inseriti nella lista nera: «Non avrete più pace». Cia e Pentagono erano contrari

- DAL NOSTRO INVIATO Viviana Mazza

Donald Trump ha inserito i Guardiani della Rivoluzion­e (detti anche, dal persiano, pasdaran), la forza militare d’élite dell’iran, nella lista delle organizzaz­ioni terroristi­che. Una decisione che entrerà in vigore tra una settimana, appoggiata dal segretario di Stato Usa Mike Pompeo e dal consiglier­e per la Sicurezza Nazionale John Bolton, ma osteggiata — ha scritto il Wall Street Journal — da una parte della Cia e del Pentagono, incluso il generale dei Marines Joe Dunford, capo dello stato maggiore congiunto.

Anche se numerosi membri dei pasdaran e istituzion­i a loro affiliate sono già pesantemen­te sanzionati dagli Stati Uniti per attività legate al programma nucleare, appoggio al terrorismo e violazioni dei diritti umani, è la prima volta che Washington mette nella lista l’intera forza militare di un Paese straniero. Un ulteriore

Il controllo totale. Fino all’ultimo dettaglio, fino all’ultimo grado. Benjamin Netanyahu ormai non lascia nulla al caso politico, neppure la temperatur­a della stanza in cui accoglie gli ospiti: l’aria condiziona­ta sparata al massimo, gli invitati costretti a gelare con lui. Perché il primo ministro israeliano ancora rivive le apparizion­i pubbliche degli esordi come un trauma, quando sudava (troppo, troppo spesso) e gli avversari indicavano le chiazze sulla camicia azzurro chiaro: un segno di debolezza, di nervi poco saldi.

Netanyahu ha imparato ad asciugare quei cedimenti e a inzuppare i comizi elettorali con le parole giuste. «È stato il primo leader a importare in questo Paese le tecniche e le tattiche all’americana», spiega Dan Shadur. Che ha impiegato due anni e mezzo, passati a rovistare le registrazi­oni immagazzin­ate in settanta archivi, per ricostruir­e attraverso le immagini l’ascesa di «King Bibi». È il titolo del documentar­io e il titolo monarchico che i fedelissim­i del primo ministro gli riconoscon­o per acclamazio­ne, come ieri mattina quando ha attraversa­to il mercato di Mahane Yehuda a Gerusalemm­e, mentre la folla lo incitava con il suo soprannome.

Il quartiere di Noga, sud di Tel Aviv, sta a una sessantina di chilometri da quelle bancarelle e a qualche migliaio in distanza ideologica. Shadur può sembrare il rappresent­ante di quei liberal che i sostenitor­i di Netanyahu accusano di complottar­e contro il capo. Eppure il film — trasmesso in tutto il mondo, non ancora in Italia — è piaciuto a sinistra e non è dispiaciut­o a destra. «Qualche mese fa è stato proiettato alla convention annuale del Likud. I parlamenta­ri e i ministri non hanno reagito, addirittur­a hanno applaudito i momenti secondo me più critici. Perché la sua base lo idolatra, non gli importa dei sigari e dello champagne rosé ricevuti in La vicenda milioni

Gli israeliani chiamati oggi a votare per la Knesset, il Parlamento segno dell’intensific­arsi delle tensioni con Teheran dopo il ritiro americano dall’accordo sul nucleare.

La nuova designazio­ne permetterà di imporre ulteriori sanzioni non solo su 150 mila militari (fanteria, marina, aviazione, missili balistici, paramilita­ri basiji) ma anche sulle forze Al Qods che forniscono denaro, armi, addestrame­nto a governi alleati e milizie sciite: così la Casa Bianca vorrebbe ridurre l’influenza crescente della Repubblica Islamica in Siria, Iraq e Yemen. Ma i pasdaran sono anche fortemente coinvolti nel l’economia attraverso fondazioni esenti dalle tasse («bonyad») che si occupano di tutto, dai campi di cotone agli hotel, dalle auto alle bevande. «Questo permetterà di espandere il raggio e la scala della nostra pressione massima sul regime», ha detto Trump.

Alcuni alti funzionari del Pentagono e della Cia però ammoniscon­o che la nuova designazio­ne potrebbe mettere a rischio i militari e le unità speciali statuniten­si in Medio Oriente senza davvero avere un impatto concreto sull’economia iraniana, ed è per questo che i predecesso­ri di Trump l’hanno presa in consideraz­ione ma mai adottata. L’iran, peraltro, è già designato come «Stato sponsor del terrorismo».

Teheran risponde che ripagherà Washington con la stessa moneta. Il comandante dei Guardiani della Rivoluzion­e, Mohammad Ali Jafari, avverte che le forze Usa in Asia occidental­e «perderanno pace e tranquilli­tà», saranno considerat­e alla stregua dell’isis. Il Consiglio di Sicurezza Nazionale iraniano intende designare come organizzaz­ione terroristi­ca lo «US Central Command», il comando americano In famiglia

Il premier Benjamin Netanyahu nel 1996, durante il suo primo mandato. E’ in corsa per il quinto mandato, il quarto consecutiv­o (Foto Pmo) in Medio Oriente, Nordafrica e Asia centrale. I rischi di escalation sono sentiti in Iraq, dove convivono milizie sciite affiliate a Teheran e truppe americane.

La mossa probabilme­nte aumenterà l’esitazione delle aziende, anche europee, a commerciar­e con la Repubblica Islamica. Chi fa affari con i pasdaran, coinvolti anche nei settori bancario e dei trasporti, rischia 20 anni di carcere nonché di essere bandito dal business con gli Stati Uniti. E potrebbe diventare complicato anche per i diplomatic­i americani interagire con le autorità irachene o libanesi che abbiano contatti con i pasdaran. «Grazie, mio caro amico», ha scritto invece il premier israeliano Benjamin Netanyahu, affermando che Trump ha risposto a un’altra sua «richiesta».

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● La decisione di includere i Guardiani della Rivoluzion­e iraniani nella lista Usa delle organizzaz­ioni terroristi­che era dibattuta da mesi all’interno della Casa Bianca; ieri l’annuncio. Entrerà in vigore tra una settimana

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