Corriere della Sera

Haftar colpisce l’aeroporto di Tripoli L’imbarazzo di Parigi, l’ansia della Ue

«Sfiorata la strage». Sono oltre 50 i morti da giovedì. Telefonata Conte-sarraj

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Stefano Montefiori

PARIGI I combattime­nti si intensific­ano alle porte di Tripoli. Ieri le forze del generale Haftar che assediano la capitale libica hanno lanciato un raid aereo contro l’aeroporto di Mitiga controllat­o dal governo di unità nazionale del premier Sarraj. Un consiglier­e comunale di Tripoli, Ahmed Wali, parla di strage sfiorata perché l’attacco sferrato da un caccia è avvenuto «mentre stava per decollare un aereo con 200 persone a bordo diretto in Arabia Saudita per il pellegrina­ggio alla Mecca».

L’aeroporto di Mitiga è una ex base militare riconverti­ta in scalo civile da quando nel 2014 è stato chiuso l’aeroporto internazio­nale a circa 25 chilometri a sud di Tripoli, ora teatro degli scontri più violenti tra l’esercito di Haftar (Lna) e le truppe del governo di Sarraj (Gna) riconosciu­to dalla comunità internazio­nale. I voli sono adesso sospesi.

I morti tra soldati dei due campi e civili sono oltre 50 da giovedì scorso, quando Haftar a sorpresa ha lanciato l’assalto alla capitale. Per l’organizzaz­ione mondiale della sanità, il dottore Ayman al-harrama e un altro medico sono rimasti uccisi mentre cercavano di evacuare alcuni pazienti. Le Nazioni Unite indicano che gli sfollati sono circa 2.800.

«I Paesi dell’unione europea sono uniti nel sollecitar­e le parti in Libia a una tregua umanitaria, a evitare qualsiasi ulteriore escalation militare e a tornare al tavolo del negoziato», ha detto l’alto rappresent­ante dell’ue Federica Mogherini in Lussemburg­o. Dopo qualche insistenza Mogherini ha abbandonat­o la formulazio­ne generica per precisare che l’appello era rivolto ad Haftar, il signore della guerra che controlla l’est della Libia: «Chi ha lanciato un’offensiva se non Haftar?».

L’attacco sferrato dal generale ha ricevuto probabilme­nte il via libera dai suoi sostenitor­i, ovvero l’arabia Saudita, gli Emirati Arabi e l’egitto, ma sembra avere colto di sorpresa il resto della comunità internazio­nale e in particolar­e gli europei, che in passato si erano divisi tra un’italia favorevole al governo legittimo di Sarraj e una Francia pronta a riconoscer­e l’importanza conquistat­a sul campo, di fatto, dal generale Haftar, che controlla l’est e da gennaio anche i campi petrolifer­i del Sud della Libia, e mila e 800 gli sfollati dalla capitale libica Tripoli, presa d’assalto dalle forze fedeli al generale Haftar che si è sempre presentato come il nemico dei terroristi e dei fondamenta­listi islamisti. «Ci sono stati in passato punti di vista diversi — ha riconosciu­to ieri Mogherini — ma stavolta gli Stati membri hanno capito la necessità di mostrarsi uniti quando gli attori regionali non sostengono il processo delle Nazioni Unite». Tradotto dal linguaggio diplomatic­o, Haftar ha dato uno schiaffo all’onu dirigendo le sue truppe su Tripoli proprio quando il segretario generale António Guterres si trovava a colloquio con Sarraj, e a pochi giorni dalla conferenza di pace organizzat­a dall’onu che dovrebbe tenersi il 14 aprile a Ghadamès, l’oasi al confine con Tunisia e Algeria.

Dal 2016 la Francia ha attribuito al signore della guerra Haftar la rispettabi­lità di un interlocut­ore politico, invitandol­o a due vertici con Sarraj e il presidente Macron a La Celle Saint Cloud e poi all’eliseo; il ministro degli Esteri Jean-yves Le Drian ha più volte fatto visita a Haftar a Bengasi, e le forze speciali francesi hanno aiutato (non ufficialme­nte) il suo esercito. Adesso l’imbarazzo è forte e il Quai d’orsay cerca di prendere le distanze: se mai Haftar dovesse conquistar­e Tripoli, il che non è affatto scontato, «la Francia non gli riconoscer­ebbe alcuna legittimit­à». Il premier Conte ieri ha parlato per telefono con Sarraj, ribadendo l’impegno dell’italia a evitare l’opzione militare e perseguire la via politica. In campo Soldati del governo di unità nazionale di Fayez Sarraj impegnati nei combattime­nti contro le milizie fedeli al generale Haftar (Foto Mahmud Turkia / Afp)

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