Haftar colpisce l’aeroporto di Tripoli L’imbarazzo di Parigi, l’ansia della Ue
«Sfiorata la strage». Sono oltre 50 i morti da giovedì. Telefonata Conte-sarraj
PARIGI I combattimenti si intensificano alle porte di Tripoli. Ieri le forze del generale Haftar che assediano la capitale libica hanno lanciato un raid aereo contro l’aeroporto di Mitiga controllato dal governo di unità nazionale del premier Sarraj. Un consigliere comunale di Tripoli, Ahmed Wali, parla di strage sfiorata perché l’attacco sferrato da un caccia è avvenuto «mentre stava per decollare un aereo con 200 persone a bordo diretto in Arabia Saudita per il pellegrinaggio alla Mecca».
L’aeroporto di Mitiga è una ex base militare riconvertita in scalo civile da quando nel 2014 è stato chiuso l’aeroporto internazionale a circa 25 chilometri a sud di Tripoli, ora teatro degli scontri più violenti tra l’esercito di Haftar (Lna) e le truppe del governo di Sarraj (Gna) riconosciuto dalla comunità internazionale. I voli sono adesso sospesi.
I morti tra soldati dei due campi e civili sono oltre 50 da giovedì scorso, quando Haftar a sorpresa ha lanciato l’assalto alla capitale. Per l’organizzazione mondiale della sanità, il dottore Ayman al-harrama e un altro medico sono rimasti uccisi mentre cercavano di evacuare alcuni pazienti. Le Nazioni Unite indicano che gli sfollati sono circa 2.800.
«I Paesi dell’unione europea sono uniti nel sollecitare le parti in Libia a una tregua umanitaria, a evitare qualsiasi ulteriore escalation militare e a tornare al tavolo del negoziato», ha detto l’alto rappresentante dell’ue Federica Mogherini in Lussemburgo. Dopo qualche insistenza Mogherini ha abbandonato la formulazione generica per precisare che l’appello era rivolto ad Haftar, il signore della guerra che controlla l’est della Libia: «Chi ha lanciato un’offensiva se non Haftar?».
L’attacco sferrato dal generale ha ricevuto probabilmente il via libera dai suoi sostenitori, ovvero l’arabia Saudita, gli Emirati Arabi e l’egitto, ma sembra avere colto di sorpresa il resto della comunità internazionale e in particolare gli europei, che in passato si erano divisi tra un’italia favorevole al governo legittimo di Sarraj e una Francia pronta a riconoscere l’importanza conquistata sul campo, di fatto, dal generale Haftar, che controlla l’est e da gennaio anche i campi petroliferi del Sud della Libia, e mila e 800 gli sfollati dalla capitale libica Tripoli, presa d’assalto dalle forze fedeli al generale Haftar che si è sempre presentato come il nemico dei terroristi e dei fondamentalisti islamisti. «Ci sono stati in passato punti di vista diversi — ha riconosciuto ieri Mogherini — ma stavolta gli Stati membri hanno capito la necessità di mostrarsi uniti quando gli attori regionali non sostengono il processo delle Nazioni Unite». Tradotto dal linguaggio diplomatico, Haftar ha dato uno schiaffo all’onu dirigendo le sue truppe su Tripoli proprio quando il segretario generale António Guterres si trovava a colloquio con Sarraj, e a pochi giorni dalla conferenza di pace organizzata dall’onu che dovrebbe tenersi il 14 aprile a Ghadamès, l’oasi al confine con Tunisia e Algeria.
Dal 2016 la Francia ha attribuito al signore della guerra Haftar la rispettabilità di un interlocutore politico, invitandolo a due vertici con Sarraj e il presidente Macron a La Celle Saint Cloud e poi all’eliseo; il ministro degli Esteri Jean-yves Le Drian ha più volte fatto visita a Haftar a Bengasi, e le forze speciali francesi hanno aiutato (non ufficialmente) il suo esercito. Adesso l’imbarazzo è forte e il Quai d’orsay cerca di prendere le distanze: se mai Haftar dovesse conquistare Tripoli, il che non è affatto scontato, «la Francia non gli riconoscerebbe alcuna legittimità». Il premier Conte ieri ha parlato per telefono con Sarraj, ribadendo l’impegno dell’italia a evitare l’opzione militare e perseguire la via politica. In campo Soldati del governo di unità nazionale di Fayez Sarraj impegnati nei combattimenti contro le milizie fedeli al generale Haftar (Foto Mahmud Turkia / Afp)