Corriere della Sera

Mr Cisalfa, l’imprendito­re che si riprese l’azienda e la salvò

Mancini aveva 65 anni, ha costruito un impero di negozi di articoli sportivi

- (foto Imago)

È stato un imprendito­re da quasi mezzo miliardo di euro di ricavi nel settore dello sport, una cifra pari al 10 per cento dell’intero mercato nazionale dell’abbigliame­nto per il tempo libero. Vincenzo Mancini, 65 anni, mancato improvvisa­mente a Tivoli nel fine settimana, ha messo ai piedi di ragazzi e adulti scarpe con nomi come Nike, Adidas, Fila, Puma. Ma ha anche fatto sciare l’italia a partire da quegli anni ‘80 che hanno appassiona­to il pubblico per le vittorie di Alberto Tomba. Lo ha fatto da protagonis­ta nel mondo dello sport attraverso i suoi negozi a insegna Cisalfa: 140 in Italia e 2.500 addetti. Sono proprio i dipendenti — oltre cento dalla sede amministra­tiva di Osio Sopra (Bergamo) — che ieri hanno affollato la chiesa di San Francesco a Tivoli, così piena da non riuscire a ospitare tutti gli amici e i lavoratori (che lo hanno salutato ieri sulle pagine dei principali quotidiani italiani con un «Ciao Vincenzo!») arrivati con navette e pullman organizzat­i per dare l’addio all’imprendito­re che dello sport aveva fatto la sua passione oltre che il suo mestiere. Mancini, presidente di Cisalfa Sport, ha lasciato la moglie Patrizia, i figli Simeone e Benedetta, i fratelli Maurizio, vice presidente del gruppo, Lorenzo, Elena, Maria Rita e Roberto. «Daremo un segno di continuità — dicono fonti dell’azienda — nel rispetto delle idee di Vincenzo. La società resta di famiglia anche se ci vorrà una nuova organizzaz­ione che guarderà alle risorse interne. Vincenzo era un leader, era tutto in azienda. Il figlio Simeone, 36 anni, forse ci penserà».

Nato alla Maddalena (la madre era sarda), suo padre era direttore di una fabbrica, lui aveva un diploma di perito elettrotec­nico, era appassiona­to di vela. Assieme a fratello Maurizio aveva comprato negli anni ‘70 il primo negozio a Tivoli (dopo aver fatto a lungo il ragazzo di bottega) assieme a suo padre Simeone, ancora capo famiglia, che aveva appena perso il lavoro. Da allora è diventato il protagonis­ta dell’avventura nei negozi sportivi costruendo il maggior gruppo nazionale. Lo raccontano ambizioso, determinat­o, dotato di una buona dose di coraggio e nervi saldi anche nei negoziati più duri. La società

● Vincenzo Mancini aveva venduto la maggioranz­a di Cisalfa nel 2006, sei anni dopo l’ha ricomprata. Nel 2017 la società ha chiuso con una fatturato di oltre 350 milioni di euro Come nel 2013 quando si ricomprò l’azienda nel momento in cui la crisi dei consumi mordeva più forte. Nel 2006 aveva deciso di cederne la maggioranz­a a un fondo. «Voleva fare un passo indietro e lasciare il governo dell’azienda per farla crescere ancora. Come fanno tanti imprendito­ri», dice una persona che era al suo fianco in quegli anni. Cisalfa era finita in forte crisi, sfiorava il baratro del concordato. Mancini allora è tornato in sella preservand­o attività e posti di lavoro. Il suo sogno, racconta chi gli era vicino, era di portare la sua azienda in Borsa per lanciarla verso una nuova crescita. Era al lavoro per implementa­re un progetto chiave: l’ecommerce che gioca di sponda con i suoi negozi.

Il polso dei consumi lo conosceva bene, sin dagli esordi quando montava gli attacchi sugli sci nell’officina dietro il suo negozio. Aveva intuito che mancava un grande «store» per il tempo libero. Nel 1988 Mancini ha acquistato Cisalfa dalla Bastogi-acqua Marcia. I negozi si erano moltiplica­ti: una decina nella capitale.

Poi il salto nel ‘94 con l’acquisto della Goggi di Bergamo dai Percassi, che hanno aperto le porte a nomi come Zara e Starbucks. Mancini ha poi comprato la Carnielli (biciclette) e Germani (tre negozi a Milano). Infine Cisalfa Sport ha acquistato anche i negozi con il marchio Longoni sport. In pratica è stato il consolidat­ore di un settore finito in affanno, sfidando anche catene internazio­nali come Decathlon.

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Patron Vincenzo Mancini, 65 anni, aveva iniziato nel 1971 montando attacchi sugli sci nel negozio di un amico di Tivoli

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