Natura e sostenibilità L’uomo torna al centro
Meno artifici, materiali attenti all’ambiente, animali (come le giraffe) come simboli di autenticità. Dalla mostra di «Interni» alla Statale ai funghi dell’orto Botanico: la Design Week ricalca il pensiero di Leonardo
Materiali, luci, suoni. Eventi e concetti, tendenze e progetti. E giraffe. Con questi ingredienti ha aperto ieri «Human Spaces», la mostra epicentro del Fuorisalone, il festival del design che coinvolge tutta Milano. Il titolo di quest’anno, spiega Gilda Bojardi, direttrice del mensile «Interni» che organizza l’evento dal 1990, è ispirato da Oscar Niemeyer. L’architetto brasiliano disse che «la vita è più importante dell’architettura. E noi, con i grandi nomi che hanno voluto darci una mano, come sempre a titolo gratuito, vogliamo ricordare che la ragion d’essere del design e dell’architettura è l’essere umano, la sua vita».
Così tra le installazioni di quest’anno dominano i richiami alla sostenibilità, «che ognuno ha declinato secondo le proprie intuizioni e attitudini progettuali. Che si tratti di ambiente, di tempo, di economia, l’invito è a realizzare spazi che migliorino l’esistenza e vedano al centro l’uomo».
Al centro della mostra c’è sempre l’università Statale, con troppe installazioni per citarle tutte. Volendo prevedere quelle le cui foto finiranno più spesso sui social, ci si può sbilanciare su From shipyard to courtyard, imponente scheletro di nave che grazie a Lissoni si è spiaggiata nel Cortile del 700; Sleeping piles dell’estudio Campana, sette colonne erbose nel Cortile della Farmacia, cui fanno da contraltare un po’ narcisistico le colonne-specchio che Dorota Koziara, Mariusz Miekos e Karim Rashid hanno intitolato Sacred geometry. Piuarch ha usato il legno della Foresta dei Violini di Paneveggio in
Trentino per un’installazione che testimonia la tragedia ambientale, così come in mezzo al cortile spiccano le due tonnellate di tappi di plastica usati da Maria Cristina Finucci per Help the planet, help the humans: formano la scritta «HELP», che di sera le luci fanno splendere di un rosso inquietante. Più rilassanti Once upon a time, il megaletto da 21 metri di Fabio Novembre, e il megatavolo al suo fianco, il conviviale Parla! di Marcio Kogan e Filippo Bricolo. Ma nei selfie le star saranno le Giraffe in love di Marcantonio design che ci ricordano le specie a rischio. E già che ci sono, reggono due lampadari. Quest’anno i satelliti della Statale sono addirittura tre, per il debutto di Arco della Pace e Caselli Daziari in piazza Sempione: lì Hani Rashid e Lise Anne Couture di Asymptote hanno sistemato e_domesticity, stazione di ricarica per auto elettriche ma anche spazio di ricarica personale per incontri e giochi.
All’orto Botanico di Brera campeggiano gli archi che Carlo Ratti ha ideato per Circular garden, omaggio a una forma classica dell’architettura in micelio, materiale ricavato dai funghi. Quanto alla Torre Velasca, si presterà ancora ai giochi di luce di Ingo Maurer e Axel Schmid: dopo il rosso del 2016, l’installazione punta su un colore e un titolo concilianti: Nel blu dipinto di blu. La musica sarà peraltro presente con concerti: si inizia stasera con Ludovico Einaudi alle 21 all’arco della Pace, per chiudere domenica alle 19, in Statale, quando Matteo Fedeli suonerà brani di Bartòk, Fauré, Verdi e altri con un Guarneri del 1709.
Da vedere
I giochi di luce nella Torre Velasca e le opere con il legno della foresta di Paneveggio