Corriere della Sera

«L’aquila: in dieci anni si è fatto poco o nulla»

- Fulgenzio Ciccozzi

Sono passati 10 anni dal momento in cui decisi di prendere per la prima volta la «penna in mano» e buttare giù qualche parola per descrivere la tragedia che aveva colpito il mio paese, Roio, l’epicentro del terremoto del 6 aprile 2009. Dieci lunghi anni non sono bastati per rivedere la gente riempire nuovamente i vicoli e le piazze dei borghi che mi hanno visto crescere. Oggi mi resta il rammarico che mia madre non abbia avuto modo di rientrare nella casa. Cara mamma, ce l’ho messa tutta! Quando ci si imbatte in una farraginos­a e spesso incomprens­ibile burocrazia e in qualche proprietar­io eccessivam­ente puntiglios­o o tecnico riottoso nel portare a termine il proprio incarico nei tempi e nei modi auspicati, è davvero dura. Ma tant’è! La politica

del «dove era e, soprattutt­o, del come era» sta lì a dimostrare il suo fallimento. Qualche casa è ormai stanca di aspettare e cade da sola. Basta poco, qualche fiocco di neve in più, un po’ di vento, un po’ di pioggia e pluff... il resto lo fa l’abbandono! E mentre nei consorzi si continua a parlare, i paesi muoiono. Quante nuove generazion­i dovremo attendere affinché possano tornare in quei luoghi? Caro papà, anche quest’anno hai dovuto passarlo sfogliando l’album dei ricordi e col rammarico che non c’è più la tua fedele compagna di una vita a confortart­i. Troppo poco è stato fatto per voi e per quelli come voi, e i centri storici delle nostre frazioni sono lì a dimostrarl­o.

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