Corriere della Sera

Il coro di San Vittore e le note del Nabucco

- Di Bruno Delfino e Nicola Saldutti

Prove il martedì pomeriggio a San Vittore, Terzo Raggio. Volontari de La Nave, reparto di trattament­o avanzato per la cura di detenuti con problemi di

dipendenza. E ieri mattina l’ingresso lento, emozionato, ed emozionant­e sul palco del teatro più importante del mondo: la Scala. I detenuti di San Vittore sono 13, mescolati con loro ci sono i coristi della Scala che il sabato precedente hanno provato a lungo con l’acustica e il rimbombo che può dare un carcere per la musica. Sono schierati su due file. Ci sono Gianluigi, Ervis, Alessandro, Michele, Adriano, Cristian, Beniamino, Orion, Jalal, Vincenzo, Lorenzo, Henoc e Samuel. A dirigerli Paolo Foschini, uno dei colleghi della squadra di Buone Notizie. È lui il direttore del coro, è lui che con la spinta del direttore del carcere, Giacinto Siciliano, con la disponibil­ità di Graziella Bertelli e di Riccardo Gatti della equipe della Asst Santi Paolo e Carlo, con l’aiuto della Scala, è riuscito a realizzare questa impresa voluta dalla Fondazione Cariplo.

Disposti su due file, si entra in scena. E partono le parole del Nabucco. «Va pensiero sull’ali dorate...». Sono i versi del popolo d’israele prigionier­o di Babilonia. È la prima volta che a cantare quell’aria c’è chi quella condizione la vive. Davvero. Alle prove del coro, in queste settimane, hanno partecipat­o tutti, anche i detenuti che sapevano di non aver potuto ricevere il permesso dei magistrati. A quelle prove, e dunque in questo momento, sul palco sono tutti a cantare. Anche loro. Si sentono le voci dei coristi, il basso, i baritoni, i soprano e quelle di chi il canto lo ha scoperto in attesa di giudizio. Nel pubblico c’è Luigi Pagano, aveva cominciato lui ad aprire San Vittore a queste iniziative. La Scala è luogo di ripartenze, come quando Arturo Toscanini la diresse dopo la guerra. E le voci del coro, tra cui anche quelle di noi volontari, aprono anche questa possibilit­à. C’è sorpresa, stupore, meraviglia, commozione dentro le voci del coro. Voci di dentro. E quando l’applauso non si ferma, il miracolo della libertà della musica è compiuto. Escono salutando i loro cari, che dai palchi agitano fazzoletti. È il tentativo della seconda possibilit­à, offerta questa volta dalla musica di Verdi.

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