Campione vero o fortunato: Bettiol è già al bivio
Piepoli, allenatore del re delle Fiandre: «Numeri da paura ma occhio alla sbornia»
Intervistato alla vigilia dal quotidiano Het Laatste Nieuws, il rude boss del Giro delle Fiandre Wouter Vandenhaute spiegava il perché del «doppio muro» Kwaremont/patenberg nel finale della Ronde: «Serve a selezionare vincitori leggendari, fuoriclasse assoluti. Volete ancora i Bortolami e i Ballan nell’albo d’oro? Noi no. Noi vogliamo solo gente come Boonen, Cancellara o Sagan». A chi gli faceva notare che la «lista lunga» dei favoriti comprendeva anche l’olandese Langeveld o l’italiano Bettiol, Vandenhaute replicava: «Tipi così qui non vinceranno mai!».
Chissà cosa ha pensato domenica, quando il tipo-così Alberto Bettiol ha trionfato nel 102° Fiandre dopo una corsa tatticamente perfetta e con una progressione sul Kwaremont che l’olimpionico Van Avermaet ha definito «asfissiante, insostenibile per tutti noi». Quotato 45 a 1 dai bookmaker fiamminghi, al primo successo in carriera, Bettiol ha quattro mentori: lo storico procuratore Battaglin, il direttore sportivo Wegelius, il factotum Balducci e un allenatore che non ama le luci della ribalta: Leonardo Piepoli. Ex corridore ed ex dopato, Piepoli ha purgato le sue colpe con ampie confessioni pubbliche e un lungo percorso di studi da allenatore, diventando coach apprezzato dai big. «Con Alberto — spiega — ci sentiamo e scriviamo ogni giorno. È un rapporto dialettico, tormentato: lui ha bisogno di essere stimolato e, quando serve, cazziato. Sulle sue qualità nessun dubbio: i test mostrano numeri impressionanti». Ieri mattina, smaltita la sbornia della vittoria, Piepoli ha scritto al pupillo: «La tua carriera comincia adesso. Puoi vivere i prossimi dieci anni di gloria riflessa o diventare un vero corridore. La scelta è solo tua».
Pregi e difetti di uno dei più giovani (25 anni) trionfatori recenti del Fiandre? «Tra i pregi di Alberto — spiega Piepoli — serietà, coraggio e lucida sfrontatezza. Io lo tenevo calmo spiegandogli che le grandi corse si vincono dopo molti tentativi sbagliati, lui rispondeva di sapere come riuscirci al primo colpo. Ama il suo lavoro, adora fare fatica, sa essere compagno e gregario fedele. Difetti? Gli manca un po’ di continuità e ama mangiare, che per un ciclista è peccato grave». Quando e dove dobbiamo aspettarlo al varco? «Adesso — sentenzia Piepoli —, perché se tra due settimane ad Amstel e Liegi sarà in prima linea vuol dire che ha metabolizzato il trionfo. Se invece si squaglia è già sul sentiero sbagliato. I patti sono chiari: una birra, un po’ di baldoria e poi sotto a pedalare. Anche se hai vinto un monumento, al primo passo falso chi si è esaltato comincerà a chiedersi se sei un campione vero o un corridore fortunato. Nel ciclismo c’è pietà per i vinti non per i vincitori».