Napoli, ucciso davanti al nipotino
Pregiudicato morto vicino a una scuola elementare. Illeso il bambino. La preside: «I nostri allarmi inascoltati»
NAPOLI Gli agguati di camorra sono tutti uguali, solitamente cambiano gli effetti, a volte mortali e a volte no. In certi casi la differenza la fanno invece il luogo e il momento in cui si spara.
Come ieri mattina nel quartiere napoletano di San Giovanni a Teduccio, dove le strade portano i nomi dei paesi della Costiera: Sorrento, Amalfi, Ravello. È lo stesso quartiere dove ha sede la prima Academy di Apple in Europa, ma è anche quello dove due vecchi clan di camorra combattono da tempo una guerra a intensità oscillante: qualche giorno di silenzio e poi le «stese», quei raid a bordo delle motociclette sparando a casaccio; ancora giorni di tregua e all’improvviso un omicidio.
Stavolta chi ha organizzato l’agguato voleva ottenere anche l’effetto di una stesa: voleva uccidere e terrorizzare nello stesso momento. E ci è riuscito, non solo perché l’obiettivo, Luigi Mignano, 57 anni e numerosi precedenti, è rimasto ucciso, mentre suo figlio Pasquale (32 anni) è stato soltanto ferito, e non gravemente.
Il terrore è legato al luogo dove hanno sparato e all’orario: davanti a una scuola elementare e alle 8.40. E gli effetti dell’agguato potevano essere ancora più devastanti, perché c’era il figlio di Pasquale con i due uomini bersagliati dai sicari. Un bambino di quattro anni non ancora compiuti che il papà e il nonno stavano accompagnando all’asilo, distante soltanto un centinaio di metri. E c’è anche una chiesa a pochi metri da dove i killer hanno sparato, ed era aperta già a quell’ora perché si stava celebrando un rito funebre.
Accanto al corpo di Luigi Mignano è rimasto lo zainetto di Spiderman che il nipotino aveva con sé. Lui sicuramente ha visto, anche se poi altri parenti, arrivati subito perché i Mignano abitano lì a pochi passi, lo hanno portato via. E anche altri bambini avranno visto, perché i cancelli della scuola erano ancora aperti e molti non erano ancora entrati.
Ora il sindaco de Magistris dice: «Basta parole, solamente fatti», ma la voce più forte che si leva da Napoli è quella di Valeria Pirone, dirigente della scuola elementare di via Sorrento: «Abbiamo denunciato tante volte quello che succede in questa strada, ma non è servito a niente. Sarebbe potuto morire un bambino, e chi di noi può dirsi innocente per una tragedia come questa? Nessuno. Questo non è un Paese civile, se si spara per uccidere alle nove del mattino davanti a una scuola, come si fa ad avere ancora speranze? Ora c’è tanta polizia, ma poi restiamo sempre da soli». La scuola, la parrocchia di don Modesto Bravaccino, le associazioni. E le tante persone per bene che qui sopravvivono ogni giorno e spesso rischiano anche la vita.