Corriere della Sera

LA MEMORIA DELLA SHOAH E LE VERE FRASI DI FINI

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Caro signor Di Maio, il tuo trend decrescent­e si accentua sempre più. Ora te ne esci con le consideraz­ioni sulla Lega che sarebbe alleata con chi nega l’olocausto. Tu stai cadendo nelle false preoccupaz­ioni, ma forse questo problema che stai mostrando con tanto accaniment­o, è solo uno dei tanti paraventi per nascondere altro. Giuseppe Peroni

Caro signor Peroni,

Mi scusi se le rispondo io, ma Di Maio ha cose più gravose da fare che curare la pagina delle Lettere del Corriere. Le confesso che in effetti trovo un po’ repentina, da parte del vicepremie­r, la scoperta che il suo collega leghista coltiva da anni rapporti imbarazzan­ti sia con l’estrema destra tedesca, sia con quella italiana. È evidente che si tratta di un argomento

polemico utile in una fase in cui, alla vigilia delle elezioni europee, Cinque Stelle e Lega sono inevitabil­mente rivali. Tuttavia questo non significa che Di Maio abbia torto.

Scrivo da Gerusalemm­e, ma non credo che l’emozione che mi procura questa città mi faccia velo. Parlare della Shoah non significa mancare di rispetto agli italiani che non arrivano alla fine del mese; e non solo perché la povertà si combatte anche con la cultura, la memoria, la consapevol­ezza di se stessi, che consente non di negare le proprie difficoltà ma di inserirle in un contesto, di sapere che sono esistiti tempi neppure troppo remoti in cui altri italiani hanno sofferto incomparab­ilmente più di noi, purtroppo anche a causa di altri italiani.

A proposito, mi lasci dire una cosa. Gianfranco Fini non definì mai il fascismo «il male assoluto». All’uscita dallo Yad Vashem, un luogo che commuovere­bbe anche il più convinto neonazista, Fini definì il male assoluto la persecuzio­ne degli ebrei e tutto quello che aveva portato alla persecuzio­ne degli ebrei. Qualcuno di noi cronisti lo incalzò in conferenza stampa – «allora anche Salò?», «allora anche il fascismo?» – e Fini, che si sentiva sotto esame degli israeliani e dell’opinione pubblica non solo italiana, sentì che non era il momento delle distinzion­i e ripeté che «tutto quello che ha portato alle persecuzio­ni degli ebrei è il male assoluto». Di quella frase venne fatto un uso caricatura­le, se ne trassero cori negli stadi – «Fini traditore» –, e pure un partito. Fini scese allo 0,4%, certo non solo per quello. Oggi la destra italiana non ha complessi nel dirsi anti-antifascis­ta, e forse qualcosa di più. Un’altra buona ragione per parlare della Shoah.

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