La resurrezione laica di Alessia «Mi ero persa, ora vedo chiaro»
Declino e rinascita di una giovane cagliaritana: «Ora aiuterò gli altri»
Il centro
● L’exmè è un centro di aggregazione nato dalla ristrutturazione dell’ex mercato civico di Santa Teresa a Cagliari, che dopo essere stato abbandonato, era diventato in un luogo di degrado e di spaccio. Poi è stato ristrutturato ed è diventato un centro dove i ragazzi possono studiare, fare danza e musica e sport
Riacciuffata dalle educatrici di Weworld Onlus quando stava abbandonando il suo percorso scolastico rischiando il futuro professionale, adesso sogna e studia per diventare assistente sociale e salvare lei stessa altre persone dal disagio.
Questa è la storia di Alessia, una delle tante persone che grazie all’aiuto della onlus da sempre impegnata a contrastare la povertà educativa, è tornata a una vita normale. Perdersi è un attimo, soprattutto nell’adolescenza e le ragioni possono essere le più disparate. Così com’è accaduto ad Alessia, cagliaritana del quartiere Pirri, una zona difficile come tante periferie delle città italiane ma non particolarmente malfamata.
E anche la sua famiglia, che sebbene non sia una famiglia benestante non è neppure in gravi condizioni di disagio economico. E invece, è bastato che il papà di Alessia abbandonasse la famiglia e per la ragazza è arrivato il blackout che si è trasformato nella sua prima bocciatura alle medie e nel successivo abbandono della scuola.
«Mi sono persa», ammette oggi la ragazza ricordando quel periodo, «perché non vedevo papà da molto tempo e io vivevo con i nonni. Poi, sono
andata via perché volevo stare con mamma. E per tutto il tempo, ho continuato a non vedere mio padre. Una figura paterna, invece, ci vuole sempre. Ma sono sicura che tra qualche tempo lo capirà anche lui».
Dalle parole di Alessia oggi non traspare rabbia né delusione ma una lucida analisi, tanto da aver accettato di buon grado la nuova vita della madre, che adesso ha un compagno con il quale ha avuto altre due figlie e che lei considera «una brava persona. Da quando c’è lui, io sono
La testimonianza
«Mi è mancata la figura paterna ma grazie alle educatrici ho trovato la mia autentica strada»
cambiata in meglio».
Sono passati quattro anni da quando Alessia, costretta dalla nuova situazione ad andare a vivere dai nonni, aveva smesso di impegnarsi a scuola. Dopo la bocciatura e il successivo abbandono della scuola però, le insegnanti di Alessia non si sono rassegnate al cliché della ragazza senza speranza e l’hanno segnalata a Weworld Onlus. Le educatrici poi hanno convinto lei e la sua mamma a riprendere il percorso educativo che ha fatto perno su uno spazio che proprio come la ragazza, è rinato dall’abbandono.
Si tratta dell’exmè, un centro di aggregazione nato dalla ristrutturazione dell’ex mercato civico di Santa Teresa, che dopo essere stato abbandonato era diventato un luogo di degrado e di spaccio. Fin quando non è stato ristrutturato. Ed è lì che Alessia ha ritrovato la sua strada. Sebbene le motivazioni iniziali fossero altre, come ammette lei stessa: «Ci venivo a fare i compiti in Siria per Weworld-gvc. Nel solo governatorato di Aleppo, una delle città più colpite dai raid, il numero di scuole pubbliche primarie dal 2011 al 2017 è sceso da 3.343 a 501. Inoltre, la maggior parte delle scuole non dispone di arredi scolastici a partire dai banchi, di materiale didattico e di servizi igienici adeguati. Un quadro che incide negativamente anche sul fenomeno dell’abbandono scolastico da parte delle bambine con una mia compagna, perché c’era un ragazzo che mi piaceva ed era molto più grande di me, non certo per studiare».
Poi però, si è fatta coinvolgere nello studio e ha ripreso a frequentare la scuola fino al superamento dell’esame delle medie e a guardare il futuro con occhi nuovi. «In futuro» ragiona Alessia, «molto probabilmente mi sarei pentita di non esserci andata. Io a 18 anni vorrei essere indipendente, avere una casa mia, la macchina. Non vorrei dipendere nemmeno adesso da mia madre». e delle adolescenti.
Oltre i numeri, il quadro che arriva dal campo è drammatico. «In 180 mila hanno lasciato il posto di lavoro che occupavano nel sistema educativo e gli insegnanti rimasti devono lavorare sotto stress con classi numerose», continua Costa. Pochi maestri e la paura che mentre esci per andare a scuola vieni colpito da un raid o salti su una mina.
Bombardamenti e colpi d’arma da fuoco sono ancora oggi la principale causa di morte tra gli adolescenti siriani; e solo nel 2018 circa mille i bambini e ragazzi sono rimasti uccisi o gravemente feriti a causa dell’escalation di violenze. E per chi sopravvive, il rischio, secondo quanto denunciato dall’alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, è nel 25 per cento dei casi il reclutamento da parte di tutte le fazioni in nel solo governatorato di Aleppo, una delle città più colpite dai raid, il numero di scuole pubbliche primarie dal 2011 al 2017 è sceso da 3.343 a 501 Una persona alla quale, continua la ragazza, «vorrei offrire il giusto riscatto, vorrei dare tante cose. È una bravissima donna. Avrei voluto davvero che potesse divertirsi, perché mia nonna non la faceva uscire».
Quanto al suo quartiere, spiega che «nella maggior parte di questi appartamenti vivono persone anziane, persone abbastanza tranquille. L’unica cosa è che in certi palazzi ci sono posti di spaccio. Le persone qui si conoscono tutte, ma nonostante questo c’è molto odio, prolifera la
L’obiettivo
«Adesso ho un sogno: aiutare altri che si stanno perdendo a ritrovare la via giusta»
violenza. Nelle famiglie provano tutti rabbia. Non so esattamente da che cosa sia causata. Forse è dovuta alle cose che ci sono in giro».
Intanto lei questa rabbia l’ha trasformata in voglia di riscatto e se davvero riuscirà a diventare assistente sociale come sogna, proverà a toglierla anche ad altri, magari dello stesso quartiere. Lo vedremo, dice lei, in futuro. guerra. Inoltre quasi il 40 per cento dei bambini che non frequentano la scuola ha tra i 15 e i 17 anni. Di conseguenza sono più esposti allo sfruttamento, incluso il matrimonio precoce, il reclutamento e lo sfruttamento nel lavoro minorile. Questi problemi stanno diventando più frequenti sia in Siria sia nei Paesi limitrofi — in testa Giordania e Libano, dove si trova buona parte dei rifugiati — in quanto le famiglie ricorrono sempre più a misure di sopravvivenza estreme.
Dare un’alternativa ai più giovani diventa dunque imperativo per le organizzazioni internazionali impegnate in Siria. Tra queste, a lavorare direttamente sul campo, c’è We World-gvc che nel 2018 ha riabilitato 37 scuole e installato 114 classi ad Aleppo e Deir elzor, città tra le più colpite dal conflitto. Ma non basta ricostruire i muri. «Oltre a rimettere in piedi gli edifici scolastici ci siamo dati anche come obiettivo di renderle dei luoghi più sicuri e più confortevoli», conclude Costa. Così dalle macerie sono rispuntate aule colorate, dove i bambini possano sentirsi finalmente al sicuro. E dove possono studiare, per diventare pionieri: in matematica, o qualunque sia la loro materia preferita.
@martaserafini