Il Def ai raggi X Perché non aiuterà la nostra economia
A tavola non torna la pace. Sul tavolo anche la Rai
Tanti sforzi, esiti scarsi: il Def visto ai raggi X. Crescita, conti pubblici e cessioni: i punti aperti della politica economica.
MILANO C’è un impegno operativo, incontri settimanali per mettere sul giusto binario i (numerosi) provvedimenti che fino ad oggi non sono maturati. E non c’è nessunissimo impegno per temperare il clima di guerra a bassa intensità tra Lega e 5 Stelle che trova quotidianamente nuova benzina.
L’idea del pranzo con i suoi vice è stata di Giuseppe Conte. Il premier, già prima che si concludesse la discussione sul Documento di economia e finanza (Def), aveva proposto a Luigi Di Maio e Matteo Salvini un pranzo informale. Di lavoro, certamente. Ma anche, spiegano da Palazzo Chigi, un’occasione per vedersi fuori dai momenti ufficiali e riallacciare i rapporti che nelle ultime settimane si erano rarefatti per gli impegni lontano da Roma di Conte, Di Maio e soprattutto Salvini.
La missione è riuscita soltanto per metà. Perché è vero che i tre leader si sono lasciati con l’accordo di incontrarsi settimanalmente per fare il tagliando ai provvedimenti in gestazione, soprattutto quelli di carattere economico. Ma è anche vero che Salvini, all’uscita dal pranzo, scuotendo la testa avrebbe detto ai suoi che «loro continueranno ad attaccarci ogni singolo giorno fino al 26 maggio», la data delle Europee. «Ci ho provato più di una volta a buttare l’argomento in mezzo al tavolo — avrebbe detto Salvini — ma è stato completamente ignorato. Come non esistesse».
In realtà, il riferimento del ministro dell’interno è al solo Di Maio. È vero, dicono i leghisti: dalla partita sulla Tav in avanti, Giuseppe Conte si è più nitidamente schierato dalla parte del suo partito, i 5 Stelle. Però, la mitragliata di «note off» per mettere in difficoltà l’alleato leghista non sono certo imputabili al presidente del Consiglio. «È una cosa un po’ strana — racconta un leghista di rango —. Quando Matteo e Di Maio si vedono, di questo non si parla. I due si incontrano, parlano di questo e di quello, e magari cinque minuti dopo spunta la loro noterella ostile». Dal Movimento, d’altro canto, fanno notare come «la Lega non abbia certo tenuto un comportamento ineccepibile verso i 5 Stelle nelle ultime settimane». Insomma, «non si accettano lezioni da nessuno». In ogni caso il pranzo a tre è sembrato un passo in avanti nelle questioni dell’esecutivo.
Se il clima dell’incontro è stato «cordiale e disteso», molto resta da capire riguardo a come evolveranno i provvedimenti del governo che in queste ultime settimane hanno segnato il passo. Come dire: il problema non è soltanto trovare le risorse per finanziare la flat tax rinviata all’autunno e «l’aumento di cubatura» del reddito di cittadinanza. Ma anche licenziare i molti provvedimenti che sembrano a un passo e invece tardano ad arrivare. Per i leghisti, il decreto simbolo è lo Sblocca cantieri. Per il Movimento, mettere in agenda un welfare familiare che vada oltre i proclami e le intenzioni.
Poche ore dopo la fine del pranzo, tra i due partiti si annunciano nuove scintille. Dà fuoco alle polveri Alessandro Morelli, responsabile Editoria della Lega nonché presidente della commissione Trasporti della Camera: «Rimaniamo in attesa del vero cambiamento in Rai». Perché «il servizio pubblico non riesce a stare al passo con l’impegno che stiamo mettendo nel tradurre in fatti le proposte condivise in campagna elettorale e messe nero su bianco nel contratto di governo». Le indiscrezioni leghiste parlano di imminenti ultimatum all’ad Rai Fabrizio Salini, e della risposta s’incarica lo stellato Gianluigi Paragone: «Piena fiducia del gruppo parlamentare M5S in Vigilanza Rai: Salini sta lavorando seriamente per una Rai capace di stare in un mercato complesso in continua evoluzione».