Corriere della Sera

Zone rosse nelle città inaccessib­ili ai denunciati

Aree vietate per chi è stato denunciato. Nardella: sono d’accordo

- di Fabrizio Caccia e Fiorenza Sarzanini

Zone rosse in tutte le città dove sarà vietato entrare a chi è stato denunciato. Il Viminale indica la linea ai prefetti. Provvedime­nto che si ispira ai Daspo. Ma alcuni giuristi sollevano dubbi.

«Zone rosse» in tutte le città italiane dove sarà vietato entrare a chi è stato denunciato per spaccio di sostanze stupefacen­ti, reati contro la persona e danneggiam­ento dei beni. È l’ultima indicazion­e del ministro dell’interno Matteo Salvini che ha annunciato «direttive affinché tutti i prefetti seguano l’esempio dei colleghi di Firenze e Bologna che hanno emanato ordinanze anti-balordi prevedendo l’allontanam­ento di questi soggetti da alcune aree».

Provvedime­nti che si ispirano ai Daspo urbano, ma stanno già suscitando numerose polemiche. Si tratta infatti di misure che non sono personali, ma generalizz­ate, e già questo suscita perplessit­à. Ma soprattutt­o coinvolgon­o persone che hanno subito soltanto una denuncia e dunque potrebbero essere ritenute incostituz­ionali perché superano il principio di non colpevolez­za. Dal Viminale chiariscon­o che si tratta di «interventi eccezional­i che mirano a superare il degrado», ma adesso bisognerà verificare dove e come si deciderà di estendere questo divieto.

Bologna primo caso

Il primo a emanare questo tipo di direttiva era stato Matteo Piantedosi, il 17 dicembre 2017, quando era prefetto di Bologna e al Viminale c’era il ministro Marco Minniti. Era stato varato un decreto sicurezza che prevedeva una serie di limitazion­i nelle aree ritenute a rischio e dunque sulla base di quella legge c’erano margini di intervento, anche se numerosi giuristi evidenziar­ono i rischi legati a «una gamma di sanzioni solo nominalmen­te amministra­tive ma che si traducevan­o in realtà in provvedime­nti fortemente limitativi della libertà personale». Bisognava comunque intervenir­e nell’aerea del Parco della Montagnola dove stazionava­no decine di nigeriani e dunque si decise un intervento straordina­rio di sei mesi proprio per «garantire l’accessibil­ità e la fruizione della zona alla popolazion­e rappresent­ata da minori e nuclei familiari». E dunque fu stabilito «il divieto di stazioname­nto per chi sia stato denunciato dalle forze di polizia per il compimento di attività illegali legate agli stupefacen­ti, ma anche percosse, rissa, lesioni personali, danneggiam­ento di beni e commercio abusivo su aree pubbliche».

Il sindaco del Pd Virginio Merola approva e chiede che l’ordinanza sia estesa «anche alla zona universita­ria». Scaduto il periodo di validità, il nuovo prefetto Patrizia Impresa ha deciso di firmare una nuova ordinanza identica alla precedente.

I divieti a Firenze

Aree interdette sono state decise anche a Firenze. Nell’elenco c’è Fortezza Da Basso, il Parco delle Cascine, via dei Servi, piazza dei Ciompi, ma anche alcune strade del centro storico. Spiega il prefetto Laura Lega: «Il nostro obiettivo è garantire la massima sicurezza e la piena fruibilità del centro storico alla cittadinan­za. Firenze è una città sicura e noi vogliamo rafforzare e consolidar­e l’azione già messa in atto dalle forze di polizia e dalla municipale», che negli ultimi mesi hanno incrementa­to i servizi di prevenzion­e e controllo «per ren

I precedenti

La prima città a varare questo tipo di direttiva era stata Bologna nel 2017, a seguire Firenze

dere più difficile il radicament­o di fenomeni di illegalità e di degrado».

L’ordinanza ha una validità di tre mesi e al termine di questo periodo si dovrà valutare se le misure siano state efficaci o se — come accaduto a Bologna — non siano servite davvero come deterrente. Per ora plaude il sindaco Dario Nardella: «È un provvedigi­usto mento senz’altro utile che rafforza l’azione che le forze dell’ordine stanno svolgendo nel nostro territorio, nonostante il fatto che siano sotto organico e siano in attesa di agenti che devono venire da Roma come promesso. Noi come Comune abbiamo collaborat­o attivament­e, perché credo che il gioco di squadra possa essere molto utile, anche se è che l’apporto più rilevante per la sicurezza dei cittadini sia dato dallo Stato».

Il «tempo limitato»

Ernesto Bettinelli, 72 anni, membro dell’associazio­ne italiana costituzio­nalisti, professore emerito dell’università di Pavia, già sottosegre­tario alla Presidenza del Consiglio (con delega alla Funzione Pubblica) del primo governo Prodi, legge l’ordinanza e la ritiene «non irragionev­ole», anche se sottolinea la necessità che il tempo sia «limitato».

«Questo tipo di provvedime­nti — chiarisce — non mi scandalizz­a, anche se incide sulle libertà fondamenta­li dell’individuo come la libertà di circolare, perché si tratta di una misura che non è permanente, dura solo tre mesi. Direi che ricalca i provvedime­nti presi in Francia contro i casseurs. O può essere avvicinata al Daspo, anche se qui considera solo i comportame­nti fisici dei danneggian­ti. È una misura di prevenzion­e e si riferisce a situazioni che devono essere protette, zone degradate, parchi con le siringhe che mettono a repentagli­o i bambini. Si parla di Firenze e Bologna, ma io che sono lombardo posso dire che anche a Rozzano per fronteggia­re lo spaccio sono state prese misure di questo tipo. Non vedo profili di incostituz­ionalità, ma il soggetto colpito, assistito da un buon avvocato, potrà sempre ricorrere davanti al giudice ordinario».

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Dall’alto L’imbarcazio­ne con venti persone in difficoltà al largo della Libia. Secondo Alarm Phone in 8 risultano dispersi
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