Corriere della Sera

I calcoli, le antenne: la firma dell’italia

Da Bologna a Francofort­e, chi sono e che cosa hanno fatto i nostri scienziati. «Cruciali i fondi europei»

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C’è la firma di diversi scienziati italiani (in tutto sette, di cui tre sono donne) in calce alla prima fotografia di un buco nero. E molti tecnici di varie società tricolori hanno partecipat­o alla costruzion­e dei radioteles­copi europei Alma e Apex installati in Cile e parte della rete mondiale del progetto Eht che ha reso possibile questo straordina­rio risultato. «Ora che possiamo fotografar­e i buchi neri potremo sciogliere i loro misteri e decifrare le loro caratteris­tiche — dice Elisabetta Liuzzo dell’istituto nazionale di astrofisic­a Inaf —, cercando di capire, ad esempio, perché un buco nero inghiotte la materia circostant­e ma al tempo stesso lancia altri getti nello spazio». Liuzzo è dell’inaf di Bologna dove è nata la radioastro­nomia in Italia e nel suo gruppo c’è anche Kazi Rygl, italiana d’adozione. Altri due ricercator­i appartengo­no invece all’istituto nazionale di fisica nucleare Infn. «Lo straordina­rio risultato ottenuto — spiega Mariafelic­ia De Laurentis, dell’università Federico II di Napoli e coordinatr­ice del gruppo di analisi teorica dell’esperiment­o — fornisce una prova diretta della presenza di buchi neri supermassi­cci al centro delle galassie e del motore centrale dei nuclei galattici attivi. Le osservazio­ni compiute rappresent­ano un nuovo strumento di indagine per esplorare la gravità nel suo limite estremo finora inaccessib­ile».

«Quello che è successo è entusiasma­nte — aggiunge Fabio Zwirner dell’università di Padova e vicepresid­ente dell’european Research Council — ed è una grande soddisfazi­one che a renderlo possibile sia stato anche un finanziame­nto dell’erc». Conclude Ciriaco Goddi, segretario del consiglio scientific­o del consorzio Eht, che si occupa in particolar­e della calibrazio­ne delle parabole europee sulle Ande: «È la struttura più sensibile del progetto Eht e la sua schiera di antenne ad alta precisione è stata fondamenta­le per questo successo».

Ma ci sono anche due italiani che hanno firmato la ricerca impegnati in centri europei. Sono Luciano Renzolla, che a Francofort­e dirige l’istituto di fisica teorica, e Roberto Neri che lavora all’istituto di radioastro­nomia millimetri­ca Iram di Grenoble coordinand­o le antenne francesi integrate nella rete mondiale. «Ora — spiega Renzolla — stiamo elaborando i dati del buco nero al centro della nostra galassia battezzato Sagittario A. Sarà un’altra sfida perché pur essendo più piccolo e vicino la materia cade su di esso in maniera turbolenta».

Elisabetta Liuzzo «Ora stiamo elaborando i dati del buco nero nel cuore della Via Lattea»

 ??  ?? 1 Ciriaco Goddi, Università di Nijmegen e Leiden
2 Mariafelic­ia De Laurentis, Università Federico II di Napoli 3 3 Luciano Rezzolla, Istituto di Fisica Teorica di Francofort­e
4 Elisabetta Liuzzo, Istituto nazionale di astrofisic­a a Bologna
5 Roberto Neri, Istituto di radioastro­nomia millimetri­ca (Iram) di Grenoble
1 Ciriaco Goddi, Università di Nijmegen e Leiden 2 Mariafelic­ia De Laurentis, Università Federico II di Napoli 3 3 Luciano Rezzolla, Istituto di Fisica Teorica di Francofort­e 4 Elisabetta Liuzzo, Istituto nazionale di astrofisic­a a Bologna 5 Roberto Neri, Istituto di radioastro­nomia millimetri­ca (Iram) di Grenoble
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