Diciotto pagine di «appunti» che sferzano i ritardi della Chiesa: «Per molto tempo troppo garantismo a favore dei preti accusati»
anche al di sopra della conservazione della vita fisica. Dio» scrive Benedetto XVI, «è di più anche della sopravvivenza fisica». Per questo, ribadisce che «è importante e abbisogna di garanzia non solo il diritto dell’accusato. Deve proteggere anche la fede, che al pari è un bene importante protetto dalla legge». La duplice garanzia, a suo avviso, è «la protezione dell’accusato e la protezione giuridica del bene che è in gioco». Ma quando oggi se ne parla, «ci si scontra con sordità e indifferenza... È una situazione preoccupante, sulla quale i pastori della Chiesa devono riflettere seriamente». Rispuntano i controversi «valori non negoziabili», seppure chiamati diversamente, che hanno caratterizzato i pontificati prima di quello di Francesco.
Ma il pontefice tedesco vede in quanto è accaduto e sta emergendo proprio la rinuncia a quei valori. E chiama in causa le responsabilità dell’occidente. «La società occidentale», denuncia, «è una società nella quale Dio nella sfera pubblica è assente e per la quale non ha più nulla da dire. In alcuni punti, allora, a volte diviene immediatamente percepibile che è divenuto addirittura ovvio quel che è male e distrugge l’uomo. È il caso della pedofilia». Benedetto XVI ricorda come «non molto tempo fa» fosse «teorizzata come del tutto giusta»; e come si sia «diffusa sempre più. E ora, scossi e scandalizzati, riconosciamo che sui nostri bambini e giovani si commettono cose che rischiano di distruggerli. Che questo potesse diffondersi anche nella Chiesa», aggiunge, «deve scuoterci e scandalizzarci in maniera particolare. Come ha potuto la pedofilia raggiungere una dimensione del genere? Il motivo sta nell’assenza di Dio».
Il vuoto non riguarda solo il mondo esterno alla Chiesa. Ratzinger vede nel calo drammatico dei fedeli alle Messe domenicali la riduzione di queste celebrazioni a «gesto cerimoniale». E raccomanda non «un’altra Chiesa inventata da noi», ma un «rinnovamento della fede». Per far capire il solco profondo scavato dai sacerdoti pedofili in questi decenni, cita un episodio raggelante. «Una giovane ragazza che serviva all’altare come chierichetta mi ha raccontato che il vicario parrocchiale introduceva l’abuso sessuale su di lei con queste parole: “Questo è il mio corpo dato per te”. È evidente», chiosa, «che quella ragazza non può più ascoltare le parole della consacrazione senza provare terribilmente su di sé tutta la sofferenza dell’abuso subito». Ma il testo va ancora più a fondo. E mette in discussione il modo in cui negli ultimi anni la Chiesa è stata percepita: come un apparato politico.
Secondo il papa emerito, «di essa si parla solo utilizzando categorie politiche e questo vale perfino per dei vescovi che formulano la loro idea sulla Chiesa di domani in larga misura quasi esclusivamente in termini politici. La crisi causata da molti casi di abuso ad opera di sacerdoti spinge a considerare la Chiesa addirittura qualcosa di malriuscito che dobbiamo prendere per mano noi stessi». Ma secondo Ratzinger si tratta di un’illusione, di una «proposta del diavolo». A suo avviso, non esiste «una Chiesa migliore creata da noi stessi». E infatti, la parte finale dei suoi «appunti» è una rivendicazione dell’esigenza di «contrapporre alle menzogne e alle mezze verità del diavolo tutta la verità: sì, il peccato e il male nella Chiesa ci sono», scrive il Papa emerito. «Ma anche oggi c’è pure la Chiesa santa che è indistruttibile. La Chiesa di oggi è come non mai una chiesa di martiri...».
Il tono è drammatico, somiglia a un grido degno di una sorta di requisitoria. Indica una strada lastricata di errori tragici, e di una perdita progressiva dell’identità cattolica. E addita una via d’uscita dai tanti «collassi» morali di mezzo secolo attraverso scelte difficili, radicali, che non prevedono scorciatoie. E probabilmente promettono di dividere il mondo cattolico, e non solo, prefigurando nuovi spartiacque. L’impressione è che dall’eremo vaticano nel quale vive dalle sue dimissioni del 2013, Benedetto XVI guardi già oltre questa fase; e oltre il pontificato dello stesso Francesco, al quale rivolge un accorato ringraziamento finale «per tutto quello che fa».
La Santa Sede
Lo scritto pubblicato su un mensile tedesco dopo avere contattato Francesco e Parolin
Il messaggio
In conclusione ringrazia l’attuale Pontefice «per quello che ha fatto»
Ci sono beni che sono indisponibili e valori che non è mai lecito sacrificare
In alcuni seminari si sconsigliava perfino la lettura dei miei libri