Il governo cerca di evitare l’aumento Iva Draghi: «I dati dell’italia non sorprendono»
Summit a tre a Palazzo Chigi dopo il varo del Def. Il rebus delle risorse necessarie alla riforma del fisco
The day after. Il giorno dopo l’approvazione del Def (Documento di economia e finanza) il governo si ritrova a discutere per fare quadrare i conti. Un vertice all’ora di pranzo a Palazzo Chigi, tra il premier Giuseppe Conte e i due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio, è indispensabile per tracciare la rotta, all’indomani del Consiglio dei ministri per il varo del Def, dal quale sono emerse tutte le contraddizioni, con tanto di frizioni con il ministro dell’economia Giovanni Tria, sulla possibilità di abbassare le tasse al ceto medio e di evitare l’aumento dell’iva. Al termine dell’incontro di un paio di ore la linea è rassicurare, puntando su quella che viene definita «la fase due del programma di governo». A parlare è Salvini che ribadisce: «L’iva non aumenta. Non ci sono tasse sulla casa, si vergogni chi propone il contrario. E non ci sono tasse sui risparmi». Poco importa se lo stesso Def segnala una crescita attesa per il 2019 vicina allo zero (0,2%), il vicepremier semplifica e dice: «Meglio correre dopo ed essere prudenti prima». Le risorse, insomma, arriveranno proprio «dalla crescita», poiché, spiega Salvini, «l’italia è uno dei Paesi migliori al mondo». Il leader della Lega elenca le misure che dovrebbero sostenere l’economia: «Abbiamo parlato di come ridurre tasse e burocrazia. Sbloccare cantieri, aumentare le esportazioni, è il lavoro che ci impegnerà nelle prossime settimane». A proposito del decreto Sblocca cantieri si tratta di una misura ormai «pronta», assicura il governo, così come il decreto per i rimborsi ai risparmiatori truffati, atteso da settimane.
Rassicurazioni che, tuttavia, giungono in un contesto dove l’italia viene percepita come un Paese a rischio. «Le difficoltà di bilancio hanno riacceso i timori sul legame fra il debito sovrano e il settore finanziario nell’area euro», osserva il Fondo monetario internazionale, che ha appena tagliato le previsioni di crescita dell’italia e rivisto, in peggio, le stime sul rapporto tra deficit e Pil. Un quadro che obbliga il premier Conte a riconoscere che la sua previsione economica sul 2019 come «un anno bellissimo» non «può essere affidata a una battuta». Il meno stupito è il governatore della Bce, Mario Draghi. «I dati sull’economia italiana non sono una sorpresa. Ci sono già state delle revisioni al ribasso nelle stime per l’italia e l’eurozona», dice. L’istat intanto certifica che la produzione industriale di febbraio segna +0,8%, dopo il +1,7% di gennaio.