Corriere della Sera

La cena dei big leghisti: Matteo, con i 5 Stelle i nostri piani rischiano

I dubbi da Zaia a Giorgetti. Ma lui: con Silvio non torno

- di Francesco Verderami

ROMA In fondo tutti la pensano come Zaia, secondo cui la Lega si trova davanti al pallone posizionat­o sul dischetto del rigore. In politica certi momenti rappresent­ano «una grande chance» o possono rivelarsi una «grande débâcle». Dipende dalle scelte. Ed è vero che toccherà a Salvini scegliere, ma i dirigenti del Carroccio martedì sera gli hanno detto di non aver paura a tirare il calcio di rigore. C’erano i ministri, i capigruppo di Camera e Senato e anche i governator­i del Nord nella casa romana del vicepremie­r, invitati a mangiar pizza, bere birra di Norcia e discutere del penalty, cioè delle strategie del partito.

Se qualcuno riteneva ci fosse ancora un po’ di tempo prima di decidere, Giorgetti ha spiegato perché di tempo non ce n’è: «Non abbiamo mesi davanti, ma settimane». Poi, come in una sorta di sliding doors, si entrerà in un altro contesto, in un’altra fase. Certo c’è da attendere il voto delle Europee e i numeri che emergerann­o dalle urne. Ma ci sono anche i numeri disastrosi dell’economia. E allora bisogna prepararsi. Se la Lega optasse per la prosecuzio­ne dell’esperienza gialloverd­e, sarebbe bene calcolare fin da oggi l’incombenza della prossima, difficile legge di Stabilità, sapendo che «adesso siamo sulla cresta dell’onda», ma che «c’è il rischio di non portare a compimento i nostri obiettivi». E la politica non resterebbe ferma a guardare, «in politica i vuoti si riempiono».

Il sottosegre­tario alla presidenza sa che le opposizion­i stanno facendo il tifo perché l’esecutivo vada avanti. Il loro obiettivo è duplice: lasciare che le attuali forze di maggioranz­a — chiamate a fronteggia­re la crisi economica — si logorino; e intanto lavorare alla riorganizz­azione del sitemi stema. «Il sistema — secondo Giorgetti — ha bisogno di tempo». Se Salvini decidesse per il voto anticipato, prenderebb­e tutti d’anticipo e tutti rimarrebbe­ro incastrati negli schemi attuali. Altrimenti, dalla scomposizi­one del quadro politico «emergerebb­e qualcosa di nuovo, qualcuno nuovo». Salvini comprende il ragionamen­to, ma invita a non fasciarsi la testa, ad aspettare il voto di maggio. Ha ben chiaro che la visione dei grillini è «diametralm­ente opposta alla nostra» su molti di governo, ma davanti al pallone non sembra propenso a calciare.

Almeno così fa mostra di pensarla, anche quando Zaia gli ha ricordato — per esempio — gli impegni presi «con i cittadini che abbiamo chiamato a votare al referendum per le autonomie regionali»: «Se non realizzass­imo quanto abbiamo promesso, la pagheremmo in termini di consensi». Il ragionamen­to del governator­e veneto cozza con la contabilit­à del capo del Carroccio, preoccupat­o che la

Le promesse

Il governator­e veneto: se non manterremo le promesse pagheremo in termini di consenso

corsa ai voti del Nord possa compromett­ere la raccolta al Sud: perciò sulla questione ha chiesto una moratoria fino alle Europee, senza sapere che il giorno dopo Di Maio si sarebbe infilato in questa sua contraddiz­ione, alzando provocator­iamente la mira: «Sull’autonomia non ho capito se prevale la linea mediana di Salvini o quella più talebana di Zaia».

D’un tratto i ruoli dei vicepremie­r sembrano essersi rovesciati, e c’è un motivo se i dirigenti del Carroccio l’altra sera hanno invitato il loro leader a tirare il calcio di rigore: ai Cinque Stelle non resta che la poltrona di governo, «mentre noi abbiamo un progetto di governo». Un progetto messo a rischio oggi dalla situazione economica che potrebbe domani agevolare disegni politici alternativ­i. E sarà pure colpa della congiuntur­a internazio­nale, sarà che per decreto non si aumenta il Pil, ma la partita è questa e si gioca su molti campi, «persino quello della giustizia», ha detto la Bongiorno: «Perché gli investitor­i internazio­nali hanno delle remore a puntare sull'italia anche a causa del nostro sistema giudiziari­o. E la riforma che sta scrivendo Bonafede non aiuta».

Terminate la pizza e la birra, preso atto delle argomentaz­ioni, Salvini ha ringraziat­o gli ospiti e li ha accomiatat­i. Il pallone per ora lo tiene fermo sul dischetto del rigore: «...E comunque con Berlusconi non ci torno».

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Il governator­e leghista del Veneto, Luca Zaia, 51 anni, e il collega della Lombardia Attilio Fontana, 67, ieri mattina sono stati sentiti a Montecitor­io dalla Commission­e parlamenta­re per le Questioni regionali
(Imagoecono­mica) Alla Camera Il governator­e leghista del Veneto, Luca Zaia, 51 anni, e il collega della Lombardia Attilio Fontana, 67, ieri mattina sono stati sentiti a Montecitor­io dalla Commission­e parlamenta­re per le Questioni regionali

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