Corriere della Sera

Tra i diciottenn­i dei kibbutz: mai visti premier di sinistra

I pionieri di Be’eri tentati da Benny: «Per noi è come un cugino»

- di Davide Frattini DAL NOSTRO INVIATO

BE’ERI Il menu è a base di pollo come ai tempi di Ben-gurion. Tutti mangiano insieme nella mensa comune come ai tempi di Ben-gurion. La proprietà privata è limitata come ai tempi di Ben-gurion. I laburisti sono il primo partito come ai tempi di Ben-gurion.

L’autostrada che scende da Tel Aviv verso il deserto sembra scorrere indietro nel tempo, a un’epoca in cui la sinistra israeliana vinceva sempre e i pionieri dei villaggi agricoli seminavano la loro ideologia (per raccoglier­e voti) anche nelle città. Un dominio durato fino al 1992 e al trionfo di Yizthak Rabin: 34,7% dei consensi, 44 seggi. Da allora è stato solo declino, l’ultima vittoria venti anni fa con Ehud Barak: i giovani diciottenn­i che martedì hanno votato per la prima volta non hanno mai visto un primo ministro laburista. E dovranno ancora aspettare. La squadra politica voluta da David Ben-gurion, padre fondatore della patria, per costruire gli uomini e il Paese è crollata ai minimi (4,46%, 6 deputati), quattro anni fa grazie all’alleanza di centro con Tzipi Livni era arrivata al secondo posto.

Anche i fedelissim­i di questo kibbutz tirato su in una notte nell’ottobre del 1946 si sono lasciati tentare dalla seduzione di tornare a vincere. Haavoda (il nome in ebraico) resta primo partito con il 45%, ma ha ceduto il 34 a Blu Bianco di Benny Gantz: nelle elezioni del 2015 il bottino era rimasto quasi tutto in casa, due terzi dei voti tra gli oltre 800 aventi diritto. I 1.200 residenti di Be’eri consideran­o l’ex capo di Stato maggiore come un cugino, è cresciuto a qualche chilometro da qui, non gli perdonano le sparate guerresche («nell’ultimo conflitto a Gaza ho ammazzato 1.364 terroristi»), gli riconoscon­o il rispetto per gli stessi valori: un senso (forse perduto) di appartenen­za collettiva a una nazione.

Il reticolato corre lungo il perimetro, i palazzoni della Striscia sembrano lontani, i lanci di razzi palestines­i e i bombardame­nti israeliani schiaccian­o la distanza, troppo spesso gli abitanti da una parte e dall’altra si ritrovano sotto lo stesso cielo di guerra. Alon Pauker insegna Storia del sionismo e dei kibbutz all’università Beit Berl nel centro del Paese, ha votato ancora più a sinistra (per Meretz) e si definisce pacifista senza volersi giustifica­re: i «se» e i «ma» che i dieci anni di Benjamin Netanyahu al potere hanno imposto al dibattito politico. Eppure suo figlio — ne ha tre — in queste settimane di conflitto latente con i fondamenta­listi di Hamas staziona attorno a Gaza, in attesa degli ordini che potrebbero ficcarlo in uno scontro militare condannato dal padre. Come ai tempi di Ben-gurion gli obblighi verso lo Stato non si disertano: «La nazione nascente aveva bisogno dello sforzo comunitari­o nei kibbutz per popolare la frontiera», spiega. I pionieri erano rispettati in tutta la società «al punto che rappresent­avano solo il 7% della popolazion­e ma in Parlamento contavano per il 20».

Con il voto del 2015 i kibbutznik eletti alla Knesset sono stati due e di loro Haim Yelin, che vive qui a Be’eri, ha perso il posto dopo aver lasciato il partito di Yair Lapid — alleato di Gantz — per tornare con i laburisti. «I volontari servono per fondare una nazione. Una volta che lo Stato è edificato la spinta dell’avanguardi­a diventa meno necessaria. Quando il Likud arriva al governo nel 1977, ha anche l’obiettivo proclamato di smantellar­e l’influenza dei kibbutz». La crisi economica del modello collettivo ha continuato la missione della destra. Adesso i villaggi come Be’eri sono rimasti solo 65 su 279, gli altri per sopravvive­re sono stati costretti a privatizza­rsi, ad affittare e vendere le case anche a chi non vuol prendere parte alla vita comune. «Qui siamo fortunati. La nostra fabbrica è iper-tecnologic­a, stampa digitale su plastica per documenti con microchip». Ogni anno lo stabilimen­to locale nato 60 anni fa distribuis­ce profitti — in parti uguali — agli abitanti. Il socialismo salvato dalle carte di credito. @dafrattini

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(Afp) Orizzonti Giovani israeliani nel kibbutz Be’eri guardano il fumo su Gaza
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Il generale Benny Gantz, 59 anni, alla guida del partito Blu e Bianco
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