In tunica come la regina dei nuba. Alaa, simbolo del Sudan
Studentessa di ingegneria, 22 anni, parla contro il dittatore Bashir. E la sua foto fa il giro del mondo
Le vittime
● Sono almeno 22 le vittime degli scontri nel weekend in Sudan, dove gli oppositori chiedono le dimissioni del presidente
● Secondo il governo, dall’inizio delle proteste lo scorso dicembre i morti sono 38, ma per Human Rights Watch e altre ong il numero è più alto
In piazza a Khartoum ci sono almeno diecimila persone e guardano tutte verso di lei. La ragazza con la tunica bianca, due lune piene d’oro che le pendono dalle orecchie, il capo coperto e un indice rivolto al cielo, si staglia dal tettuccio di un’auto ed emana una forza magnetica.
Grida e canta «rivoluzione!» e la folla risponde «per il Sudan!», e vanno avanti così per ore, mentre sulla manifestazione — l’ennesima dallo scorso dicembre — cala la sera.
Lei li guida e loro seguono ma quasi nessuno conosce il suo nome. Si chiama Alaa Salah, ha 22 anni e non sa che tra tutti quei telefonini che la inquadrano ce n’è uno che la renderà immortale: è lo scatto perfetto della fotografa Lana Haroun, condiviso sui social oltre 50 mila volte, a trasformare la studentessa di ingegneria e architettura in un simbolo delle proteste contro il governo trentennale di Omar al Bashir. E in una speranza per tutta la popolazione.
«Entrerà nei libri di Storia», azzardano i più entusiasti su Twitter, tra chi già la paragona alla Statua della Libertà e chi in quella posa rivede il sogno civile di Martin Luther King. E in effetti la foto di Alaa, ribattezzata «Kandaka», la Regina nubiana che duemila anni fa guidò una rivolta contro i romani, è di rara potenza. Ha tutto: una protagonista donna, come sono donne la maggior parte (forse addirittura il 70%) degli oppositori che da quattro giorni e quattro notti, accampati davanti al quartier generale dell’esercito, chiedono le dimissioni del presidente; racconta il Sudan di oggi e di ieri, tra gli smartphone e le teste velate; e porta un messaggio a tutto il mondo persino attraverso gli abiti della sua eroina.
La tunica bianca, hanno spiegato diversi osservatori, è l’abito tradizionale delle donne sudanesi che lavorano, e che già settant’anni fa marciarono contro le dittature militari vestite così. Gli orecchini tondi dorati, aggiunge la blogger Hind Makki, si passano da generazioni tra nonne e nipoti. «Chiunque li ha: lei ci rappresentava tutte».
Dal tetto di quell’auto Kandaka ha riacceso i riflettori del mondo su una protesta che va avanti da mesi e ha visto morire decine di manifestanti. Almeno 22, compresi 6 militari, nell’ultimo weekend per mano delle forze di sicurezza, che hanno sparato, lanciato lacrimogeni tra la folla e arrestato centinaia di attivisti.
Non è una novità nel Sudan liberticida: il colonnello al Bashir, salito al potere con un colpo di Stato nel 1989, da dieci anni è accusato dalla Corte penale internazionale di crimini contro l’umanità per i quali non ha mai pagato.
Ora per rovesciarlo i sudanesi si appellano proprio ai militari dalla piazza di fronte alla loro base.
A gridare più forte il loro coraggio, una volta in più, sono le donne come Alaa. «Raccontava la storia di tutte le sudanesi», ha detto l’autrice di quel ritratto già eterno. «Era perfetta».
Il colonnello
Per rovesciare Bashir, i sudanesi da 4 giorni si appellano all’esercito con un sit-in