De Lucchi, santuari dello star insieme
Casa Corriere, l’architetto con le Earth Stations: «Sfideranno l’intelligenza artificiale»
Il Padiglione Zero all’expo del 2015 era dunque un po’ il prototipo di quello che Michele De Lucchi aveva in mente di donare al mondo che verrà. Le sue Earth Stations, presentate ieri nella seconda giornata dedicata da Casa Corriere al Senso del Design, rappresentano l’evoluzione del pensiero, slanciato nell’avvenire, dall’architetto ferrarese. Alessandro Cannavò, moderatore insieme con Francesca Taroni, ha introdotto Michele De Lucchi quale «protagonista di movimenti importanti tra i quali il gruppo Memphis e Alchimia, inventore della lampada Tolomeo, che ora annuncia questa nuova idea di comunità in grado di coniugare i saperi tradizionali della cultura con il progresso della Terra e della
tecnologia».
Gli ospiti di Sala Buzzati si sono lasciati trasportare nel domani dalle parole e dalle immagini presentate da questo archistar-artigiano. «Sono nuovi spazi che aumentano la socialità, in cui riflettere insieme, scambiarsi le offerte che il mondo ci mette davanti. L’unica maniera per sfidare l’intelligenza artificiale è data da questa interazione in tali stazioni aperte e libere dove si cammina dentro: muovendoci, impariamo come i filosofi peripatetici». Le Earth Stations consisteranno in edifici iconici, monumentali, in cui immergersi nella meraviglia del creato. Fungeranno da alberghi, centri congressi, musei, studi televisivi, teatri, biblioteche, laboratori di lavoro, mercati, parchi indoor, dove tutto accade contemporaneamente, collegate in rete, in cui soddisfare esigenze di bellezza e giustizia. «A essi ho aggiunto gli edifici Many Hands, costruzioni eroiche, fatte a mano dagli uomini in climi estremi, utilizzando le tecniche primordiali, arcaiche, — ha anticipato De Lucchi — rappresentativi del fare, in grado di testimoniare il legame fortissimo tra architettura e artigianato. Saranno in bambù, terracotta, scandole di corteccia, adatti a climi estremi. Verranno creati dagli artigiani locali, senza macchine, avranno forma circolare simile a tendoni di circhi».
Andrea Staid, docente di antropologia culturale e visuale, ha concordato sul fatto che «in quanto uomini abbiamo l’esigenza di fare qualcosa che ci fa abitare il mondo dalle case alle architetture. Nel Nepal del dopo sisma le persone erano ancora capaci di costruire con le braccia e al tempo stesso di usare al meglio la rete: le mani e una conoscenza tecnologica avanzata possono stringersi insieme».