Corriere della Sera

Stato e privati divisi anche in Cina

- di Danilo Taino Statistics Editor

Xi Jinping fatica a creare un fronte unico dell’economia cinese a sostegno delle sue iniziative di espansione tecnologic­a e strategica. Mentre le imprese controllat­e dallo Stato, le cosiddette Soe (State owned enterprise­s), hanno risposto positivame­nte al lancio, nel 2013, della Belt and Road Initiative (Bri, la Nuova Via della seta), e al piano made in China 2025 per l’egemonia tecnologic­a varato nel 2015, le aziende private hanno continuato come prima, si sono più o meno comportate come le loro concorrent­i internazio­nali. Le prime sembrano dunque eseguire le indicazion­i del Partito comunista, le seconde meno. Da qualche tempo, le analisi dei centri di ricerca si concentran­o sempre più spesso sul modo di operare delle imprese cinesi. Uno studio appena pubblicato dall’ifo di Monaco, uno dei think-tank più influenti della Germania, ha analizzato le acquisizio­ni dell’impero di Mezzo dal 2002 al 2018. Se nel 2002 le imprese cinesi comprarono circa 40 aziende all’estero, le cose sono cambiate negli anni successivi e soprattutt­o dal 2013. In quell’anno le loro acquisizio­ni sono state 380, per un valore di otto miliardi di euro; nel 2015 sono salite a 520, per 17 miliardi (sono poi calate negli anni successivi a causa di problemi interni, di freni decisi dal governo e di opposizion­i in alcuni Paesi target). L’elemento che accomuna le aziende pubbliche e quelle private in fatto di acquisizio­ni è che, ha calcolato l’ifo, «in media, le imprese comprate da investitor­i cinesi sono sette volte più grandi in termini di asset delle aziende comprate da investitor­i di altri Paesi. Il loro rapporto di debito è del 6,5% più alto, la redditivit­à al momento dell’acquisizio­ne è vicina allo zero». La logica delle società cinesi, dunque, è in generale guidata più da un desiderio di espansione che non da ragioni di business (per queste ragioni, pagano le imprese che comprano meno della media del mercato). È però interessan­te notare che dal momento del lancio della Bri nel 2015 le aziende di Stato hanno aumentato le loro acquisizio­ni estere nei Paesi della Nuova Via della seta di un fattore pari a 0,103, mentre quelle private hanno ridotto l’attività di quel genere (sono invece attratte da investimen­ti in tecnologia e nei paradisi fiscali). Il presidente Xi ha parecchio lavoro da fare, per affermare e diffondere la sua strategia.

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