Lo schiavo Filip nel ciclo infernale dello sterminio
Un testo di Frediano Sessi
Siamo nel 1944 ad Auschwitz. «L’indomani, 7 ottobre, il cielo era azzurro e senza nuvole. Era Shabbat, per gli ebrei il giorno del riposo, perché nella nostra religione ricorda il settimo giorno della Creazione», racconta Filip Müller. Poco dopo però si scatena l’inferno. I reclusi del Sonderkommando, incaricati di rimuovere i cadaveri dalle camere a gas e trasportarli ai forni, si ribellano, prendono a sassate i guardiani nazisti, incendiano il crematorio IV. Le SS reagiscono a raffiche di mitragliatrice, uccidono centinaia di rivoltosi.
È uno dei momenti più drammatici del libro Auschwitz Sonderkommando (Einaudi Ragazzi, pagine 127, 10), nel quale Frediano Sessi ha ricostruito in forma narrativa la vicenda spaventosa e autentica di Filip, giovane ebreo slovacco deportato e sopravvissuto all’esperienza più indicibile nell’inferno dei campi di sterminio. Scomparso in Germania ultranovantenne nel 2013, aveva tuttavia visto la morte molto da vicino, assistendo allo sterminio industriale nelle camere a gas, dove «con cinque o sei barattoli di veleno si uccidevano fino a duemila persone».
Müller aveva scritto un libro di memorie negli anni Settanta, poi si era fatto intervistare dal regista francese Claude Lanzmann per il famoso documentario Shoah del 1985. Infine si era chiuso nel silenzio. La rievocazione di Sessi gli restituisce la parola, portandoci nel profondo dell’orrore senza abbandonarsi alla retorica.