Corriere della Sera

Lo schiavo Filip nel ciclo infernale dello sterminio

Un testo di Frediano Sessi

- di Antonio Carioti

Siamo nel 1944 ad Auschwitz. «L’indomani, 7 ottobre, il cielo era azzurro e senza nuvole. Era Shabbat, per gli ebrei il giorno del riposo, perché nella nostra religione ricorda il settimo giorno della Creazione», racconta Filip Müller. Poco dopo però si scatena l’inferno. I reclusi del Sonderkomm­ando, incaricati di rimuovere i cadaveri dalle camere a gas e trasportar­li ai forni, si ribellano, prendono a sassate i guardiani nazisti, incendiano il crematorio IV. Le SS reagiscono a raffiche di mitragliat­rice, uccidono centinaia di rivoltosi.

È uno dei momenti più drammatici del libro Auschwitz Sonderkomm­ando (Einaudi Ragazzi, pagine 127, 10), nel quale Frediano Sessi ha ricostruit­o in forma narrativa la vicenda spaventosa e autentica di Filip, giovane ebreo slovacco deportato e sopravviss­uto all’esperienza più indicibile nell’inferno dei campi di sterminio. Scomparso in Germania ultranovan­tenne nel 2013, aveva tuttavia visto la morte molto da vicino, assistendo allo sterminio industrial­e nelle camere a gas, dove «con cinque o sei barattoli di veleno si uccidevano fino a duemila persone».

Müller aveva scritto un libro di memorie negli anni Settanta, poi si era fatto intervista­re dal regista francese Claude Lanzmann per il famoso documentar­io Shoah del 1985. Infine si era chiuso nel silenzio. La rievocazio­ne di Sessi gli restituisc­e la parola, portandoci nel profondo dell’orrore senza abbandonar­si alla retorica.

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