Corriere della Sera

I Farnese e il lato oscuro del potere

Politica e destino del duca Ottavio

- Di Francesca Bonazzoli

Che storia quella di Ottavio Farnese, ricca di trame e intrighi degni dei drammi di Shakespear­e. Sembra che il duca di Parma e Piacenza fu addirittur­a la causa della morte di Paolo III, l’avido nonno eletto al soglio pontificio grazie alla bellezza della sorella Giulia e dopo aver messo al mondo quattro figli.

Il motivo del decesso, avvenuto il 10 novembre 1549, fu l’ira suscitata dalla ribellione del nipote che non voleva sottostare alla decisione di riportare sotto il controllo della Chiesa i possedimen­ti di Parma e Piacenza minacciati dall’esercito imperiale milanese. Sentendosi scippato del ducato, Ottavio, sostenuto dal fratello cardinale Alessandro, non si fece scrupolo di ricorrere all’aiuto di Carlo V, nemico del nonno. Un tradimento insopporta­bile perché il Papa aveva molto amato i due giovani nipoti sui quali poggiava le ambizioni del casato. Con loro si era fatto ritrarre da Tiziano e il dipinto, oggi a Capodimont­e ma nel Seicento collocato a Palazzo del Giardino di Parma, smascherav­a con spudorata sincerità la cupidigia del terzetto: al centro il Papa

settantase­ttenne con la mano stretta ad artiglio a ghermire lo scranno; a sinistra Alessandro cui era destinato un ruolo strategico nella gerarchia ecclesiast­ica; a destra Ottavio che, grazie al matrimonio con Margherita d’austria, avrebbe dovuto succedere al padre Pier Luigi alla guida del ducato di Parma e Piacenza.

Margherita, appunto. Un altro capitolo romanzesco nella vita di Ottavio. Figlia naturale dell’imperatore Carlo V, ad appena 16 anni era già vedova del duca Alessandro de’ Medici e con suo grande disgusto era stata consegnata in sposa al quattordic­enne Farnese. Per due anni si rifiutò di consumare il matrimonio la cui irrevocabi­lità rimase in sospeso fino a quando, dopo infinite pressioni per evitarne l’annullamen­to, nell’agosto del 1545 Paolo III e Carlo V tirarono finalmente un sospiro di sollievo con la nascita di due gemelli. Il primo, Alessandro, vivrà fino al matrimonio alla corte spagnola, una specie di ostaggio a garanzia della incerta fedeltà farnesiana; il secondo morirà invece nemmeno quattro anni dopo la nascita.

Tra congiure e alleanze, il dominio di Ottavio su Parma rimaneva precario, in balia

Peripezie

Il matrimonio difficile e il mistero della morte del nonno: vicenda di un signore tormentato

degli equilibri fra Francia e Spagna, e messo in discussion­e da una scomunica ricevuta dal papa successore di suo nonno. Eppure Ottavio sapeva che per consolidar­e il potere e ampliare il consenso, la propaganda culturale era uno strumento imprescind­ibile. A Roma i fratelli Alessandro alla Cancelleri­a e Ranuccio a Palazzo Farnese, tenevano alto il nome della casata attraverso l’accumulo di strepitose collezioni d’arte, la costruzion­e del Palazzo di Caprarola e della Chiesa del Gesù. Nella corte di Parma, Ottavio capisce che per collocarsi ai vertici della turbolenta nobiltà delle piccole corti padane ritrose a farsi inglobare nel ducato, deve emulare i fratelli nell’esibizione dello sfarzo. Con la costruzion­e del Palazzo del Giardino, alla fine degli anni Cinquanta primi anni Sessanta dà avvio alla nuova strategia promoziona­le investendo parte delle sue ricchezza nel mecenatism­o e nel collezioni­smo. Non solo quadri, ma anche «argenterie» (cammei, coppe, saliere, orologi, gemme) oltre alle decorazion­i sui muri del palazzo con le imprese cavalleres­che dipinte da Jacopo Zanguidi Bertoja e Girolamo Mirola. Quest’ultimo, nato a Bologna ma morto appena quarantenn­e a Parma, viene bloccato a corte con un salario fisso e coadiuvato negli affreschi dal più giovane Bertoja. Il quale, ingaggiato anche a Caprarola dal cardinale Alessandro, muore a sua volta a nemmeno trent’anni. Sono entrambi pittori di corte perfetti, gran dipintori di fiabe col tipico gusto artificios­o manierista.

Nessuno dei due fa in tempo, seppure per una manciata di anni, a vedere come Annibale Carracci affronterà gli stessi temi nel soffitto della Galleria Farnese, a Roma. Avessero visto, si sarebbero sentiti vecchi di colpo.

La strategia

Per lui la cultura fu un formidabil­e strumento per mantenere il timone del consenso

 ??  ?? Sensualità Bertoja, Venere condotta da Amore presso il corpo di Adone, seconda metà del XVI secolo, olio su tela, Parigi, Musée du Louvre
Sensualità Bertoja, Venere condotta da Amore presso il corpo di Adone, seconda metà del XVI secolo, olio su tela, Parigi, Musée du Louvre

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