Corriere della Sera

Troppi alpinisti sul Bianco Arriva il numero chiuso

La Francia: «Troppi scalatori, basta inciviltà» Da maggio sale solo chi prenota rifugi o camping Gli appassiona­ti protestano sul web: «Posti già finiti, tutti in mano a guide e agenzie»

- di Enrico Marcoz

Accessi regolament­ati, controlli e multe: il Monte Bianco a numero chiuso come Venezia. La decisione è della Prefettura dell’alta Savoia (Francia) che, dopo sei mesi di confronto con i profession­isti della montagna, ha introdotto delle regole restrittiv­e per salire ai 4.810 metri del «tetto» delle Alpi. Più precisamen­te è stato disciplina­to l’afflusso lungo la via «normale» dal versante francese, la voie royale (considerat­a la più facile) che ogni anno attira circa 25.000 alpinisti da tutto il mondo. Dal 24 maggio si potrà tentare la scalata solo se in possesso di una prenotazio­ne in uno dei tre rifugi sull’itinerario — il Goûter (120 posti), il Tête Rousse (74) e il Nid d’aigle (20) — o nell’area campeggio di Tête Rousse (40 posti). I costi dell’ascensione lievitano: ai circa 1.000 euro della guida alpina vanno aggiunti 100 euro di pernottame­nto. Per ora è stata invece accantonat­a l’introduzio­ne di un «permesso» a pagamento.

«Quando si creano icone come il Monte Bianco — commenta Pietro Giglio, presidente delle guide alpine italiane — si va inevitabil­mente incontro a queste problemati­che. Rispetto alle città d’arte, però, sul Monte Bianco c’è anche una questione legata alla sicurezza. Questi provvedime­nti sono più che opportuni, va bene la liberté ma quando subentra sovraffoll­amento e si creano situazioni di perilotta

colo occorre intervenir­e». La Prefettura ha anche introdotto la possibilit­à di controllar­e le guide alpine, per contrastar­e l’abusivismo, e ha annunciato che verrà aumentata la sicurezza del couloir del Goûter, il sentiero di circa 70 metri esposto alla caduta di massi dove dal 1990 ad oggi sono morti un centinaio di alpinisti. Per anni si era parlato di un ponte tibetano o addirittur­a di una galleria, ci si dovrà accontenta­re di alcuni segnali luminosi.

A garantire il rispetto delle regole sarà la gendarmeri­a di Chamonix. Pesanti le sanzioni ai trasgresso­ri: dalle azioni penali per reati ambientali con condanne fino a due anni di carcere e 300.000 euro di multa, alle ammende amministra­tive fino a 15.000 euro. È soddisfatt­o il sindaco di Saint-gervais-les-bains, Jeanmarc Peillex, da sempre in prima linea per la regolament­azione degli accessi: «È la vittoria del Monte Bianco che finalmente viene tutelato. Una solitaria di 15 anni, ma l’essenziale è esserci arrivati».

Oltre al sovraffoll­amento e alla protezione del sito, a spingere lo Stato francese ad intervenir­e sono stati anche i numerosi atti di inciviltà (liti, aggression­i, vandalismi) che l’anno scorso hanno spesso trasformat­o il ghiacciaio in una sorta di Far West. I provvedime­nti restrittiv­i hanno però fatto montare la protesta sul web, anche perché le agenzie specializz­ate e le società delle guide hanno già «saccheggia­to» i pochi posti letto disponibil­i e per gli altri la possibilit­à di trovare una sistemazio­ne è quasi nulla. «Si deve modificare l’immaginari­o collettivo — sottolinea Giglio — per far capire che ci sono altre vette belle da scalare sulle Alpi, non c’è solo il Monte Bianco». La montagna si conferma così sempre di più un business, a tutte le latitudini: per l’ascensione dell’everest nella stagione primaveril­e è stato concesso il permesso a 30 spedizioni (300 alpinisti) che verseranno nelle casse del governo nepalese oltre 3 milioni di dollari.

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(Filippo Monteforte/ans a/fer) In quota Alpinisti scalatori durante l’ascesa al Monte Bianco. Da maggio l’accesso alla «via normale francese», quella che fa registrare il maggior numero di passaggi, sarà sottoposto a restrizion­i
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(foto Afp) Alla stazione Appassiona­ti di montagna a «Le Nid d’aigle», lungo il percorso che conduce alla vetta del Monte Bianco dopo un primo tratto in treno
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