Sgravi alle imprese e meno Imu sui capannoni
Stimolare gli investimenti, sia pubblici sia privati. L’intento del decreto crescita è inequivocabile ma la scelta di approvarlo con la formula «salvo intese», si sta traducendo in una zavorra che obbliga il provvedimento d essere tuttora ridiscusso nei contenuti da parte di Lega e M5S, che non sempre la pensano nello stesso modo. A testimoniare il braccio di ferro il fatto che non sia stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Un’ulteriore complicazione la riassume Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio. «E’ composto da 30-34 articoli che sono proprio difficili da leggere, il rischio — osserva — è che dietro un’ottima norma ci sia un mostro burocratico che la blocca subito dopo con i decreti attuativi». Gli ostacoli, insomma, non mancano e il rischio di attesa per misure come i nuovi sgravi fiscali per le imprese (per esempio l’aumento della deducibilità Imu dal 40 al 60%, o il taglio dell’aliquota Ires sugli utili non distribuiti). Nel pacchetto è prevista anche la proroga del super ammortamento, che favorisce le aziende che investono in macchinari. Negli articoli del decreto figura inoltre la possibilità per i Comuni e le Regioni di offrire la definizione agevolata, senza sanzioni, delle multe e dei tributi locali. Poi ci sono le norme per la difesa del made in Italy e per stimolare l’edilizia agevolando fiscalmente i privati. Tutto però in balia del «salvo intese».