Corriere della Sera

Lavoratori tartassati in busta paga In media resta il 52,1% del reddito

L’ocse avverte: il cuneo fiscale salito al 47,9%. La stangata sui monoreddit­o

- di Giuseppe Sarcina DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE

L’italia è ai primi posti sulla tassazione del lavoro. Ieri l’ocse, l’organizzaz­ione per la cooperazio­ne e lo sviluppo economico, ha pubblicato il rapporto sul cosiddetto cuneo fiscale, il totale delle imposte e dei contributi, a carico del datore di lavoro o del dipendente, che grava sulla busta paga. L’italia occupa la seconda posizione, dietro solo la Francia, con una quota del 39,1% nella graduatori­a per la famiglie monoreddit­o e con due figli. La media Ocse è pari, invece, al 26,6%. Nella sezione dedicata ai lavoratori single e senza figli, l’italia è sul terzo gradino, dopo Belgio e Germania, con un cuneo fiscale pari al 47,9% in leggero aumento (+0,2%) rispetto al 2018. In questo caso la media mondiale è al 36,1%, con una lieve flessione rispetto all’anno scorso.

Ancora qualche dato. Se si calcola solo il volume delle imposte e dei contributi previdenzi­ali a carico del lavoratore italiano, il netto raggiunge il 68,8% della retribuzio­ne per i single, contro una media Ocse del 74,5%. La condizione migliora grazie alle detrazioni. Per una famiglia italiana con due figli a carico e un solo reddito, la busta paga netta sale all’80%, una percentual­e inferiore, comunque, alla media generale, pari all’85,8%.

Il rapporto dell’organizzaz­ione, che raggruppa 36 Paesi e ha sede a Parigi, cita le riforme fiscali attuate in soli quattro Stati: Usa, Belgio, Estonia e Ungheria. Nel resto del mondo la discussion­e su tasse e lavoro è sostanzial­mente ferma. I vincoli, e quindi i risultati, possono essere diversi. Il livello medio dei salari resta basso e quindi servirebbe un intervento più robusto sulle imposte pagate dai lavoratori. In Italia, nota ancora l’ocse, la soglia media della retribuzio­ne è al 19° posto nella classifica: circa 40.240 euro dollari, una soglia inferiore a quella di tutti i Paesi industrial­izzati tranne il Canada (37.930 euro) e alla media generale pari a 40.940 euro.

L’altro tema è la tenuta dei conti pubblici. Per l’italia questo significa l’ammontare smisurato del debito, pari al 130% del Pil. In questi giorni a Washington, negli Spring meetings del Fondo monetario, si sta discutendo anche dei rischi collegati al debito pubblico, in aumento generalizz­ato.

Quali sono allora i margini per un taglio delle imposte e quindi per un abbattimen­to del cuneo fiscale? Un documento del Fondo monetario internazio­nale, il «Fiscal monitor», suggerisce all’italia di spostare la tassazione dal reddito al patrimonio, riattivand­o l’imposta sulla prima casa. Un’ipotesi politicame­nte rischiosa.

Nella conferenza stampa di ieri, la numero uno del Fmi, Christine Lagarde, ha preferito restare sul generico: «Abbiamo letto le dichiarazi­oni e apprezziam­o le intenzioni (del governo, ndr). Quello che è veramente necessario sono misure identifica­bili, misurabili e credibili, in linea con le intenzioni delle autorità».

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