Corriere della Sera

Conte: in Libia influenze dall’estero Noi tra i pochi a parlare con tutti

Il caso di una dichiarazi­one Ue frenata da Parigi perché troppo «anti Haftar»

- Marco Galluzzo

ROMA «Influenze esterne», così le definisce Giuseppe Conte nella sua informativ­a urgente al Parlamento sulla crisi libica. Conte non fa nomi, non cita Paesi come Arabia Saudita ed Emirati che pure sono in cima ai sospetti internazio­nali di appoggio al generale Haftar, ma ne fa un punto centrale della sua fotografia: «Non ci sfugge che questa crisi è frutto certamente di debolezze struttural­i del contesto locale ma anche di influenze esterne che non sempre sono andate nella direzione della stabilizza­zione».

Conte parla alla Camera, rivendica lo sforzo diplomatic­o dell’italia, cita con enfasi un rapporto crescente di allineamen­to di interessi con Washington, su cui l’italia sta fortemente investendo per fare pressioni su Haftar, rimarca che «l’integrità di Tripoli» è essenziale, mette infine il dito su uno dei segnali maggiormen­te sconfortan­ti rispetto alla guerra civile in corso: «Dobbiamo purtroppo costatare che talvolta la Comunità internazio­nale non riesce a inviare segnali univoci alle forze libiche, nonostante il forte impegno delle Nazioni Unite». Senza citare l’eni dice che «i nostri interessi economici sono al momento tutelati e sotto controllo».

C’è anche spazio per una rivendicaz­ione: «Siamo tra i pochi Paesi che possono credibilme­nte interloqui­re con tutti i principali attori della scena libica, abbiamo contatti con entrambe le parti, da ultimo anche con un emissario di Haftar» al quale Conte ha rappresent­ato sia la posizione italiana che quella del G7 e dell’onu: «L’evoluzione della situazione non ci deve far deflettere dalla ricerca di una soluzione politica, l’unica sostenibil­e».

Non mancano previsioni anche pessimisti­che, la stessa missione Onu «ha rilevato con allarme un probabile aggravamen­to della crisi nelle prossime ore/giorni, in corrispond­enza con l’atteso massimo sforzo di Haftar per entrare a Tripoli». Per scongiurar­e l’ipotesi, aggiunge il premier, «sono intensamen­te impegnato sul piano diplomatic­o, a partire dagli Stati Uniti, dai partner europei e dagli attori regionali più influenti in Libia. Molto intensa è l’interlocuz­ione con Washington, in particolar­e con la Casa Bianca».

Anche l’ex premier pd Paolo Gentiloni si associa alla necessità del recupero del ruolo di Washington, come indispensa­bile, mentre Forza Italia attacca il governo definendol­o «incompeten­te», così come Fratelli d’italia, accusando Macron di essere il mandante di Haftar. Secondo fonti diplomatic­he da due giorni Parigi sta facendo resistenze su una dichiarazi­one congiunta della Ue, che a giudizio dell’eliseo sarebbe troppo sbilanciat­a contro Haftar. Matteo Salvini invece fa sapere di aver avviato contatti internazio­nali per fare pressioni a favore di una soluzione politica della crisi e che per il momento il Viminale non teme un aumento dei migranti.

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Alle Europee Alessandra Todde, 49 anni, in lista con il M5S

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