Conte: in Libia influenze dall’estero Noi tra i pochi a parlare con tutti
Il caso di una dichiarazione Ue frenata da Parigi perché troppo «anti Haftar»
ROMA «Influenze esterne», così le definisce Giuseppe Conte nella sua informativa urgente al Parlamento sulla crisi libica. Conte non fa nomi, non cita Paesi come Arabia Saudita ed Emirati che pure sono in cima ai sospetti internazionali di appoggio al generale Haftar, ma ne fa un punto centrale della sua fotografia: «Non ci sfugge che questa crisi è frutto certamente di debolezze strutturali del contesto locale ma anche di influenze esterne che non sempre sono andate nella direzione della stabilizzazione».
Conte parla alla Camera, rivendica lo sforzo diplomatico dell’italia, cita con enfasi un rapporto crescente di allineamento di interessi con Washington, su cui l’italia sta fortemente investendo per fare pressioni su Haftar, rimarca che «l’integrità di Tripoli» è essenziale, mette infine il dito su uno dei segnali maggiormente sconfortanti rispetto alla guerra civile in corso: «Dobbiamo purtroppo costatare che talvolta la Comunità internazionale non riesce a inviare segnali univoci alle forze libiche, nonostante il forte impegno delle Nazioni Unite». Senza citare l’eni dice che «i nostri interessi economici sono al momento tutelati e sotto controllo».
C’è anche spazio per una rivendicazione: «Siamo tra i pochi Paesi che possono credibilmente interloquire con tutti i principali attori della scena libica, abbiamo contatti con entrambe le parti, da ultimo anche con un emissario di Haftar» al quale Conte ha rappresentato sia la posizione italiana che quella del G7 e dell’onu: «L’evoluzione della situazione non ci deve far deflettere dalla ricerca di una soluzione politica, l’unica sostenibile».
Non mancano previsioni anche pessimistiche, la stessa missione Onu «ha rilevato con allarme un probabile aggravamento della crisi nelle prossime ore/giorni, in corrispondenza con l’atteso massimo sforzo di Haftar per entrare a Tripoli». Per scongiurare l’ipotesi, aggiunge il premier, «sono intensamente impegnato sul piano diplomatico, a partire dagli Stati Uniti, dai partner europei e dagli attori regionali più influenti in Libia. Molto intensa è l’interlocuzione con Washington, in particolare con la Casa Bianca».
Anche l’ex premier pd Paolo Gentiloni si associa alla necessità del recupero del ruolo di Washington, come indispensabile, mentre Forza Italia attacca il governo definendolo «incompetente», così come Fratelli d’italia, accusando Macron di essere il mandante di Haftar. Secondo fonti diplomatiche da due giorni Parigi sta facendo resistenze su una dichiarazione congiunta della Ue, che a giudizio dell’eliseo sarebbe troppo sbilanciata contro Haftar. Matteo Salvini invece fa sapere di aver avviato contatti internazionali per fare pressioni a favore di una soluzione politica della crisi e che per il momento il Viminale non teme un aumento dei migranti.