«Diffamò Arcigay» Pillon condannato a pagare 30 mila euro
ROMA Il senatore leghista Simone Pillon è stato condannato a Perugia per diffamazione del locale circolo Arcigay. «Difendere la famiglia costa caro», ha commentato subito dopo la sentenza. La pena: una sanzione di 1500 euro, più 30 mila euro di risarcimento danni. Venti al circolo Arcigayomphalos e 10 all’ex presidente del circolo, relatore a un’assemblea studentesca sul bullismo omofobico.
Quell’assemblea era stata contestata dal padre di una studentessa sedicenne, cui era stato consegnato un opuscolo messo poi agli atti del processo: il volantino illustrava i rapporti tra due coppie senza contemplare l’alternativa etero, sul retro erano poi indicate le attività del circolo. E su questo Pillon, quando era membro del Forum delle famiglie, aveva costruito vari interventi pubblici. «Erano interventi ironici, alla Zelig, lo dimostrano le risate della platea», assicura Laura Modena uno dei difensori di Pillon che denuncia: «Quella ragazza era stata derisa di fronte all’assemblea per aver detto che per fare un cucciolo serve un cane maschio e uno femmina. Ora la condanna».
Il giudice invece ha accolto la tesi della Procura: «Pillon ha superato il diritto di critica», parlando di «adescamento di minori nelle sale dell’omphalos» nel chiaro intento di «screditare» l’associazione. Ma cosa aveva detto di preciso? Su youtube c’è l’intervento al Festival Sammarinese. «Gli illustri professori dell’arcigay vanno a insegnare come si fa a far l’amore. Lo sapete come si fa? Secondo me no», dice, mostrando l’opuscolo. «Si fa o tra due maschi o tra due femmine: non c’è un’altra possibilità. E glielo spiegano nel dettaglio. Sono robe pornografiche. Poi spiegano dove si va a fare l’amore: cioè nel circolo Arcigay di Perugia».
«Gravi insinuazioni», secondo il pm che dell’opuscolo scrive «aveva la chiara finalità di prevenzione delle malattie» sessualmente trasmissibili. E accusa Pillon di diffamazione per aver descritto l’associazione come «istigatrice all’omosessualità» e «promotrice della cultura gender». «Se difendere le famiglie che non vogliono i figli indottrinati con i gender porta a questo — ribadisce Pillon — c’è un problema serio di libertà d’opinione».