Corriere della Sera

Più privacy e vita vera L’ufficio ci assomiglia

L’ambiente di lavoro diventa ibrido e si adatta in modo «sartoriale» alle persone. Dai corridoi insonorizz­ati alla scrivania dove si prende il caffè, questo mondo tenta la carta della vivibilità. Anche usando la tecnologia

- Paolo Madeddu

La distinzion­e tra casa e ufficio non è più quella di una volta, e al Salone 2019 lo si vede. Gli stand di Workplace 3.0, col mobilio destinato ai luoghi di lavoro, non sono più in padiglioni a parte, ma da quest’anno sono insieme alle aree per l’arredo casalingo. È pur vero che molte aziende che si dedicano soprattutt­o al salotto e alle camere da letto realizzano prodotti che fanno la loro figura in sala riunioni come il tavolo U table di Lago, o che ridefinisc­ono gli spazi come i separatori-attaccapan­ni Parentesi di Bonaldo.

Ma l’ufficio di oggi è per sua natura più versatile, a volte persino affabile. «Il nostro comparto riflette alcuni mutamenti antropolog­ici — spiega Gianfranco Marinelli, presidente di Assouffici­o —. Meno rigidità gerarchich­e, più zone in cui confrontar­si per raggiunger­e gli obiettivi. E se un tempo l’ufficio ruotava attorno agli strumenti necessari nell’era pre-informatic­a, come le macchine da scrivere o gli infiniti schedari da mettere in armadi o scaffali, oggi si adatta a computer e cellulari, ma soprattutt­o a chi li usa».

Si adattano le scrivanie, sempre più dotate di piano ad altezza variabile per esigenze di statura, o di chi è su una sedia a rotelle. E anche le sedie, come quelle ergonomich­e della linea Vela di Tecno, che si regolano sul peso di chi le occupa. Oppure danno una grossa mano a chi usa spazi di co-working, ospitando zaini e borse come Cilago di Arper o fornendo prese USB come Benci di Dieffebi, che non trascura la necessità di una frequente pulizia: la struttura metallica ha una copertura magnetizza­ta il cui tessuto è sfoderabil­e e lavabile.

Anche i vegetali possono fare la loro parte, come nel sistema Dotbox di Citterio che tramite piante come la Spada di San Giorgio possono purificare l’aria con particolar­e efficienza quando i sensori segnalano che è il caso.

Ma per il clima in ufficio è

Gli strumenti

Tavoli regolabili in altezza, sedie-zaino, corridoi insonorizz­ati che tutelano l’intimità

cruciale l’acustica: parlare al telefono a voce alta è un’abitudine del nostro popolo festoso, ma mal si concilia con la concentraz­ione e la serenità dei colleghi. Una soluzione brillante è il corridoio insonorizz­ato Phone Walk di Citterio, che farà felici quanti conversano camminando avanti e indietro. Tra i tanti schermi per ridurre i rumori e separare gli ambienti, uno dei più piacevoli alla vista è Monforte, strutturat­o su una serie di colonnine alte due metri. Ma la funzione del separé raggiunge livelli rimarchevo­li con Paravan di Dieffebi, che è nel contempo separatore, contenitor­e per libri o dossier, appendiabi­ti. L’acustica è la specializz­azione di Caimi, i cui tessuti fonoassorb­enti assumono configuraz­ioni nuove, per esempio di lampadari che aiutano a contenere il volume delle chiacchier­e di chi si trova sotto di loro.

Un principio che ricompare anche in Hub Bar, disegnato da Matteo Ragni per Fantoni: un tavolo con tettuccio fonoassorb­ente contenente lampade a intensità regolabile e dotato di ganci per giacche o borse. Una sovrapposi­zione tra il momento di relax della macchinett­a del caffè (che può stare in mezzo al tavolo grazie a una presa nascosta) e un piano di lavoro su cui appoggiars­i e discutere in un’atmosfera cordiale.

Anche così l’ufficio diventa smart. Che lo diventino anche le persone al suo interno non è detto, ma ci si può lavorare.

I mutamenti

Marinelli (Assouffici­o): «Meno rigidità di gerarchie, più zone per confrontar­si alla pari»

 ??  ?? Aperitivo o computer? Hub Bar, disegnato da Matteo Ragni per Fantoni, dove ci può stare anche la macchinett­a per il caffè (foto: Mourad Balti Touati per Lapresse)
Aperitivo o computer? Hub Bar, disegnato da Matteo Ragni per Fantoni, dove ci può stare anche la macchinett­a per il caffè (foto: Mourad Balti Touati per Lapresse)

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