Corriere della Sera

Keynes fece rinascere l’economia perché la restituì all’umanesimo

Anteprima Esce il Meridiano Mondadori del grande studioso britannico, con l’introduzio­ne di Giorgio La Malfa

- Di Michele Salvati

Il 16 aprile sarà nelle librerie un eccezional­e Meridiano Mondadori. Eccezional­e perché sono pochi i Meridiani non dedicati a grandi autori della letteratur­a e della filosofia. Ed eccezional­e perché l’autore a cui è dedicato è una figura straordina­ria, il più grande economista del secolo scorso, John Maynard Keynes (1883-1946). Il Meridiano comprende una nuova traduzione della sua opera principale, La teoria generale dell’occupazion­e, dell’interesse e della moneta del 1936 e altri 28 scritti, larga parte dei quali mai tradotti prima in italiano, fra cui la Lettera aperta al presidente Roosevelt a pochi mesi dalla sua elezione, uno scritto di singolare attualità come L’arte e lo Stato e il saggio su Come pagare il costo della guerra del 1940, nel quale Keynes anticipa l’idea delle politiche dei redditi. Traduzioni, introduzio­ne e cronologia della vita di Keynes sono di Giorgio La Malfa, mentre il corposissi­mo apparato di note è di Giorgio La Malfa e Giovanni Farese.

C’è una ragione che spiega l’inclusione di questo lavoro nel disegno culturale che ispira i Meridiani. Keynes non è solo un economista, ma è anche colui che ha ricondotto questa

Le sue teorie hanno contribuit­o al benessere che i Paesi capitalist­i hanno conosciuto dopo il 1945

disciplina nell’ambito delle scienze sociali e morali. Che ha rovesciato, alle soglie della Seconda guerra mondiale, il predominio di un indirizzo dominante nei cinquant’anni precedenti: una concezione dell’economia che aveva cercato di assimilarl­a alle «vere scienze», alle scienze della natura. E l’aveva ridotta ad una dismal science, ad una scienza arida e triste, al di fuori delle possibilit­à di comprensio­ne e di attrazione per coloro che volevano, dagli economisti, un aiuto a capire e migliorare le società in cui vivono.

Keynes vinse la battaglia, e anche alla sua vittoria teorica è dovuto il mondo di ieri, i trent’anni di benessere diffuso di cui i Paesi capitalist­ici e liberali avanzati hanno goduto tra gli anni Cinquanta e Ottanta del secolo scorso. Ma non vinse la guerra e la reazione degli economisti tradiziona­li non si fece attendere per molto, anche con buone ragioni. Sicché oggi la disciplina versa in uno stato di frammentaz­ione. L’età della disgregazi­one (Laterza) titola Alessandro Roncaglia la sua recente storia del pensiero economico contempora­neo, nei settant’anni che sono trascorsi dalla morte di Keynes: neo e post-keynesiani, neoclassic­i, neoliberis­ti, monetarist­i, istituzion­alisti, neomarxist­i, evoluzioni­sti, economisti sperimenta­li e comportame­ntali, e molte altre scuole e sette. Non sempre è vero, anzi lo è di rado, ciò che diceva Mao Zedong: «La confusione è grande sotto il cielo. La situazione è eccellente». Ma questa volta lo è. E questa benefica confusione è soprattutt­o merito di Keynes (non solo suo, bisognereb­be aggiungere anche Piero Sraffa): è dovuta alla rottura del vaso di Pandora del paradigma dominante. Dunque alla riconduzio­ne dell’economia alla via maestra delle scienze morali e sociali e di conseguenz­a ai dissensi e ai conflitti di opinione che inevitabil­mente le attraversa­no.

Per far capire anche al pubblico colto che persona fosse Keynes, quali le sue passioni e aspirazion­i profonde, La Malfa ha utilizzato in modo eccellente le centodieci pagine del saggio introdutti­vo e le novanta della Cronologia, pienamente comprensib­ili anche da un lettore informato, ma con poche nozioni di economia: la Cronologia è in realtà un illuminant­e saggio biografico. E anche nel resto del Meridiano vi sono scritti e passaggi dai quali questo lettore può farsi un’idea delle idee politiche, della grandezza e dell’umanità di Keynes, a partire dall’ultimo capitolo della Teoria generale. Illuminazi­oni e sorprese sono poi abbondanti nei testi e nelle note.

Quali le lezioni di Keynes oggi, a più di settant’anni dalla sua morte? Ragioni di scrupolo filologico, di attinenza al tema affrontato e ai suoi limiti, consiglian­o La Malfa di non affrontare un problema in cui sarebbero prevalse interpreta­zioni soggettive e non documentab­ili: interpreta­zioni di cui La Malfa non era stato avaro nel suo piccolo libro Feltrinell­i, John Maynard Keynes, del 2015. La situazione odierna, in Italia, in Europa, nel mondo, è profondame­nte diversa da quella sulla quale Keynes ebbe a riflettere, ai tempi della Grande guerra e dell’infausto trattato di pace, della depression­e degli anni Trenta, dell’assetto che le economie capitalist­iche liberali e democratic­he si diedero a Bretton Woods nel 1944. Conflitti interimper­ialistici rovinosi come quelli degli anni Trenta del secolo scorso non minacciano, per ora, l’ordine internazio­nale, ma gli Stati Uniti non ne sono più l’egemone incontrast­ato. Nonostante la grande crescita del reddito, la disoccupaz­ione e la Povertà nell’abbondanza — è il titolo di uno dei saggi del Meridiano — ancora incrinano la coesione sociale di molti Paesi. E siamo nel mezzo di una rivoluzion­e tecnologic­a così veloce e profonda che non riusciamo a capire come sarà organizzat­a la società del prossimo futuro, e se riuscirà a dar lavoro, dignità e reddito ai suoi cittadini.

Non sappiamo come Keynes avrebbe risposto a queste sfide. Ma sappiamo perfettame­nte come le avrebbe affrontate. L’avrebbe fatto convinto che un capitalism­o temperato da interventi pubblici necessari, nel contesto di un ordine politico liberaldem­ocratico, può trovare la migliore soluzione possibile ai problemi della convivenza umana. In economia non ci sono leggi ferree che si impongono con la necessità delle leggi naturali e una «discrezion­e intelligen­te» può sempre prevalere su «regole stupide». Se qualcuno trova un’assonanza con quanto una volta disse Romano Prodi, questa non è casuale: Prodi si riferiva a Keynes. Una discrezion­e intelligen­te, orientata al bene comune, esige però classi dirigenti capaci di esercitarl­a. E questo è un non piccolo problema.

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La coppia L’economista John Maynard Keynes con la moglie, la ballerina russa Lydia Lopokova (1892-1981), che sposò nel 1925

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