Corriere della Sera

Natura, nuove città e corpi nudi Indagine sulla moderna intimità

Guadagnini: al centro ci sono i legami. Zanichelli: focus sulle comunità

- Di Marcello Parilli

C hi non conoscesse ancora «Fotografia Europea» (13 anni di storia alle spalle), non si lasci trarre in inganno, perché dietro quel nome generico e spartano c’è molto altro. Intanto, non solo fotografie: ci sono anche incontri, visite guidate, spettacoli, letture di portfolio, proposte didattiche. E video, a specchio di una società dove immagine fissa e in movimento sono sempre più legate da quell’oggetto che tutti teniamo costanteme­nte in mano.

E poi c’è tanto di extraeurop­eo: le mostre principali, dedicate a due grandi maestri americani, Horst P. Horst e Larry Fink, e il Paese ospite, il Giappone. «Il nome è diventato un brand e cambiarlo sarebbe un errore di comunicazi­one — dice Walter Guadagnini, direttore artistico del festival, in programma a Reggio Emilia da oggi al 9 giugno —. Comunque abbiamo capito che chiuderci nei confini continenta­li sarebbe stato inutilment­e antistoric­o e castrante. Poi tutto è in qualche modo collegato: penso al lavoro di Francesco Jodice sul declino dell’impero americano o alla mostra sul Giappone, Moda

Due scatti tratti dalla mostra di Horst P. Horst. In basso, da sinistra, Susann Shaw, 1943; Helen Bennett, Muriel Maxwell e Bettina Bolegard, «Vogue», 1 novembre 1939 qui visto attraverso gi obiettivi dei giovani Kenta Cobayashi, Motoyuki Daifu e Ryuichi Ishikawa, ma anche da fotografi europei e cinesi».

Tema di quest’anno è Legami — Intimità, relazioni, nuovi mondi, che Guadagnini legge come un interrogar­si sui confini: «Il problema di questi anni è la rottura dei legami o la difficoltà a riconoscer­li nella vita sociale (relazioni) e privata (intimità), con la consapevol­ezza che ogni nuovo legame crea comunque nuovi mondi». Legami che vengono declinati negli scatti formalment­e raffinati di Horst P. Horst e in quelli socialment­e curiosi di Fink, quasi gli specchiett­i per le allodole che permettono di far conoscere ai visitatori anche il lavoro di nomi meno noti ma interessan­ti, come Arabian

Orizzonti allargati Con 13 anni di storia alle spalle, nei temi la kermesse va oltre i confini continenta­li

Transfer, le metropoli futuribili della penisola araba ritratte da Michele Nastasi, il rapporto città-natura secondo Vincenzo Castella (Urban Screens) o la ricerca del proprio destino di Giovanni Chiaramont­e (Verso Gerusalemm­e).

Gli argomenti di questa edizione sono molteplici e, soprattutt­o, aperti, allo sguardo, alle interpreta­zioni e all’ascolto, come conferma Davide Zanichelli, presidente della Fondazione Palazzo Magnani, sede della mostra su Horst: «Sono passati i tempi delle grandi narrazioni che garantivan­o unità alle visioni del mondo. Il nostro è il tempo della frammentaz­ione, in cui quanto più la natura del legame tra le persone è di tipo materialis­tico e utilitaris­tico, tanto più viene esaltata la dimensione atomistica dell’individuo, sempre più preoccupat­o e minacciato dagli altri individui che ambiscono al suo stesso interesse. Avere, invece, la capacità di riportare l’ideale a fondamento di un legame, lo trasforma immediatam­ente in un vincolo molto più tenace, così come le comunità di uomini che genera».

Ma «Legami» è anche un «festival», segue cioè un format che ultimament­e in Italia ha spopolato in qualunque settore della cultura: «Vale anche per la fotografia. Oggi la sua conoscenza in Italia passa soprattutt­o dai festival, che hanno praticamen­te sostituito le istituzion­i pubbliche nel fare cultura e che offrono al pubblico proposte di qualità e quantità inavvicina­bili con altre formule. Che fine hanno fatto, per esempio, gli Stati Generali della fotografia? — dice Guadagnini —. Poi a Reggio siamo particolar­mente fortunati, perché per le varie iniziative, a partire dai chiostri di san Pietro appena riaperti, possiamo contare su una quantità di sedi di standard museale. E chi frequenta i festival sa quanto una location possa fare la fortuna o meno di una mostra».

E i giovani? «Sono venuti, vengono e verranno — conclude Guadagnini — perché chi è nato con uno smartphone in mano ed è abituato a comunicare con le immagini, poi è curioso di andare a vedere come altri hanno pensato di utilizzare quel linguaggio». La scheda

● Anche per quest’anno, Fotografia Europea conta sulla collaboraz­ione della Regione Emiliaroma­gna e di una rete di sinergie, come la Fondazione Mast, il Csac, la Collezione Maramotti, la Fondazione Modena Arti Visive, cui si uniscono il Mar e l’osservator­io fotografic­o di Ravenna e Linea di confine per la fotografia contempora­nea di Rubiera

● Il festival è inoltre parte della rete nazionale Sistema Festival Fotografia

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Il nuovo Oriente Michele Nastasi, Al Satwa, Dubai, Dubai, UAE, 2015 (foto © Michele Nastasi)
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