Corriere della Sera

Fede fa l’olandese «Serve più coraggio con i nostri giovani»

Le garanzie Bernardesc­hi, Rugani, Bentancur

- p. tom.

AMSTERDAM La gioventù al potere. Quella dell’ajax, certo. Perché il capitano De Ligt ha 19 anni, il cervello della squadra De Jong, 21, l’autore del pareggio David Neres, 22. Ma anche quella della Juve. E questo è un po’ più sorprenden­te. Perché nella notte in mare aperto di Amsterdam — oltre all’eterno giovane Ronaldo che trasforma in gol l’unica palla buona — a tenere la rotta sono stati i giocatori con meno esperienza a questi livelli.

Uno per ruolo: Rugani, alla settima presenza in Champions a 24 anni, non fa rimpianger­e Chiellini nemmeno un attimo; Bentancur, 21 anni, all’undicesima partita di Coppa, ha cercato più di tutti di spezzare la pressione olandese e ha innescato l’azione decisiva; Bernardesc­hi, che di anni ne ha 25 e di presenze ne ha messe assieme 12, ha corso tantissimo per coprire e ripartire. «Sono contento — spiega Allegri — anche Cancelo è molto giovane e certi segnali sono una bellissima cosa per la programmaz­ione della società. Se giocano, poi fanno bene».

Se questo è il quadro, dov’è l’errore? Che Rugani e Bernardesc­hi, per esempio, siano considerat­i ancora dei giovani e che abbiano un’esperienza così limitata rispetto ad avversari di 3-4 anni in meno. È vero che l’ajax non ha le responsabi­lità, lo status e il fatturato della Juve. Ma è vero anche «che con i giovani in Italia ci vuole più coraggio» come sottolinea lo stesso Bernardesc­hi nel ventre della Cruijff Arena. Per uscire dall’equivoco del raffronto col calcio olandese, basta prendere Emre Can, assente mercoledì per una distorsion­e alla caviglia, ma possibile uomo chiave al ritorno: il tedesco ha un mese in più di Bernardesc­hi, ma ha già giocato più del doppio delle sue partite di Champions e difatti l’etichetta di «giovane» non ce l’ha appiccata addosso perché viene da un calcio in cui a 25 anni si è giocatori già maturi. Non a caso anche Ten Hag, allenatore dell’ajax che ha allenato la seconda squadra del Bayern come assistente di Guardiola, usa la parola «coraggio» per sintetizza­re la partita d’attacco dei suoi ragazzi. Gli olandesi hanno sprecato parecchio, sono stati puniti alla prima occasione e hanno dato un’impression­e di vulnerabil­ità le poche volte che sono stati attaccati in profondità («La dietro c’è il deserto» ha sottolinea­to Allegri). La Juve viceversa ha dimostrato una capacità di incassare colpi senza andare al tappeto tipica delle grandi.

Ma la questione giovanile non riflette solo due mondi opposti a confronto. È anche una faccenda pratica, perché un altro eterno giovane come Dybala (25 anni e mezzo) e un baby vero come Kean (19 anni appena compiuti) spingono alle porte del cambiament­o. L’argentino è entrato dopo Costa, mentre l’azzurro rampante è rimasto in panchina: con Mandzukic così spento e tagliato fuori dal gioco da ragazzi dell’ajax, Kean diventa più di un’opzione per il ritorno. È una richiesta di coraggio.

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