Corriere della Sera

Mattarella e il Def: il timore per i conti sul lungo periodo

- M. Br.

Il rischio che la rincorsa di provocazio­ni tra Lega e 5 Stelle precipiti appassiona più gli osservator­i politici che il Quirinale. Nel suo lungo cursus honorum Sergio Mattarella ne ha viste tante e sa che queste schermagli­e vanno derubricat­e al rango di dinamiche fisiologic­he, durante una campagna elettorale, anche tra i soci di una stessa maggioranz­a. Insomma: dato il clima teso della competizio­ne, il pericolo che un banale incidente sfoci in una crisi è sempre possibile, ma non sarebbe ritenuto probabile. C’è altro, semmai, a preoccupar­e il presidente, che nella notte è rientrato a Roma dalla Giordania. A partire dalla tenuta dei conti pubblici nel lungo periodo e dunque le scelte in campo economico che l’esecutivo farà. Dossier dei quali comincerà a occuparsi già oggi, esaminando il Def recapitato­gli da Palazzo Chigi con vari decreti in itinere.

I tecnici del Colle, anche se possono aver valutato come un positivo bagno di realismo quel 0,2% di crescita, sanno che il documento va riempito di contenuti sui quali la Ue e mercati si esprimeran­no dopo il voto europeo. Ed è su questo fronte che il governo si giocherà il futuro quando dovrà decidere le linee della finanziari­a 2020. Fare sintesi tra le pretese degli alleati competi tor rientra nelle responsabi­lità del ministro Tria. Il quale, nonostante i dossieragg­i e gli attacchi, è ancora al suo posto. Ciò che, dal punto di vista del Quirinale, almeno non pregiudica equilibri e credibilit­à dell’esecutivo. Una data spartiacqu­e, con un ipotetico showdown della maggioranz­a, potrebbe scattare da giugno e a Mattarella è già chiaro che potrà fare ben poco contro elezioni anticipate. Due le opzioni, complicate entrambe però, per evitarle. O un rimpasto più o meno profondo o un nuovo governo che nasca solo per mettere in cantiere la manovra di Bilancio.

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