Corriere della Sera

«Libia, no a prove di forza»

Parla la ministra Trenta e avvisa Salvini: «Dialogo, non serve fare i duri»

- Di Fiorenza Sarzanini Agnoli, Galluzzo, L.cremonesi, Sarcina

«Non servono prove di forza, non serve fare i duri»: la ministra della Difesa, Elisabetta Trenta, in un’intervista al Corriere parla della crisi libica e al vicepremie­r Matteo Salvini ricorda che «la priorità deve essere quella di tenere in sicurezza il nostro Paese e l’intera area». Intanto il premier Giuseppe Conte ha creato un gabinetto di crisi. Palazzo Chigi ha avuto contatti con Washington e Parigi, e ha parlato con la cancellier­a Angela Merkel. Polemica con la Francia, Parigi nega di essere stata avvisata da Haftar prima dell’attacco.

Un gabinetto di crisi permanente. Oggetto, la crisi libica, massima priorità data al dossier per ragioni di sicurezza nazionale, coinvolti i servizi segreti, i vertici di Difesa, Esteri e coordinato dal presidente del Consiglio: «Scambio di informazio­ni continuo, nessuna iniziativa solitaria di alcuna istituzion­e, gestione coordinata dei dossier e determinaz­ioni comuni». Gabinetto in piedi sino a quando la crisi a Tripoli non sarà rientrata.

È l’obiettivo della prima riunione che si è tenuta ieri a Palazzo Chigi, assieme agli apparati di sicurezza, presieduta dal capo del governo Giuseppe Conte, presente anche il sottosegre­tario Giancarlo Giorgetti. Nel corso della giornata, a margine della riunione, Palazzo Chigi ha avuto contatti con Washington e Parigi, il premier stesso ha parlato con Angela Merkel.

Sono stati anche un serrare le file contro iniziative solitarie, il vertice e l’istituzion­e di una sorta di war room permanente. Salvini due giorni fa si era mosso senza avvertire il premier, ha avuto contatti con i vertici dei servizi senza un coordiname­nto effettivo con chi ha la delega in materia, appunto Giuseppe Conte. Ieri ha ribadito le accuse alla Francia: «qualcuno sta giocando alla guerra per interessi economici». Oltre all’urgenza e alla drammatici­tà del dossier, il vertice a Chigi e le linee guida che sono state decise nascono anche da un cortocircu­ito istituzion­ale che non è stato apprezzato. L’idea di fondo è che l’italia non può giocare un ruolo se non si muove come sistema e per questo d’ora in poi verrà data scadenza sistematic­a a questo tipo di riunioni, con il coinvolgim­ento ogni volta sia del ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi sia del ministro della Difesa, Elisabetta Trenta. Nei prossimi giorni, forse già lunedì, Conte avrà

una telefonata con Trump, l’obiettivo è quello di chiedere il massimo sostegno possibile agli americani e di coinvolger­li di più negli sforzi diplomatic­i che riguardano la Libia. Sempre lunedì il premier ha in programma una telefonata con Putin.

Intanto secondo alcune indiscrezi­oni il rappresent­ante speciale del segretario generale delle Nazioni Unite in Liuomo bia, il libanese Ghassan Salamé, si starebbe preparando a rassegnare le dimissioni dall’incarico. Lo riferisce il sito web informativ­o libico Africa Intelligen­ce, considerat­o vicino ai servizi segreti francesi. Mentre secondo il Wall Street Journal sarebbe l’arabia Saudita a finanziare l’offensiva su Tripoli del generale Khalifa Haftar, comandante dell’esercito nazionale libico (Lna) e forte della Cirenaica. Il quotidiano cita fonti saudite secondo le quali Riad avrebbe promesso all’ufficiale «decine di milioni di dollari» per contribuir­e alle spese dell’operazione. Haftar avrebbe ricevuto e accettato l’offerta nel corso di una visita in Arabia Saudita avvenuta poco prima dell’avvio dell’offensiva su Tripoli, il quattro aprile scorso. «Siamo stati piuttosto generosi», ha precisato una delle fonti del Wall Street Journal riferendos­i al quantitati­vo di denaro promesso al generale libico. La notizia non è stata commentata in via ufficiale né dal governo saudita, né dall’entourage di Haftar.

Nonostante ieri la Francia abbia smentito ufficialme­nte di essere stata informata preventiva­mente dal generale Haftar dell’offensiva in Tripolitan­ia, le opposizion­i italiane continuano ad avere Parigi nel mirino: «La Francia continua a muoversi come una potenza coloniale del XIX secolo», ha dichiarato il deputato di Fratelli d’italia Fabio Rampelli.

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