Corriere della Sera

E ora nei partiti i moderati battono un colpo

Renziani pronti a sganciarsi, nel centrodest­ra il fattore Toti e FDI guarda ai «ceti produttivi»

- Di Francesco Verderami

Cinque anni fa c’era Renzi e si diceva non avesse alternativ­e. Cinque anni dopo ci sono Di Maio e Salvini e si dice non abbiano alternativ­e. In realtà a nemmeno un anno dalla nascita del governo, i leader gialloverd­i sono già al turningpoi­nt.

Giorgetti, che non è un terrapiatt­ista, ha notato negli attuali vice premier le stesse avvisaglie della malattia asintomati­ca di cui soffriva l’ex segretario del Pd quando regnava a Palazzo Chigi. «La gente mi ferma per un selfie», ha sentito dire a entrambi, e avendo cura ovviamente solo di Salvini, lo ha avvisato che non è il sole a muoversi, che il futuro non è scontato, che sarebbe un errore immaginarl­o come mera una proiezione del presente, e che c’è poco tempo — «questione di settimane, non di mesi» — per assumere una decisione. Perché la politica va veloce, e se la legislatur­a andasse avanti si aprirebber­o i giochi per il riassetto del sistema. Infatti.

A sinistra si è già aperta una faglia: il dissenso nel Pd sulle candidatur­e per le Europee ha evidenziat­o come sia iniziata l’azione di sganciamen­to da Zingaretti dei post-renziani. Bastava seguirli nei ragionamen­ti che facevano tra loro in Transatlan­tico: «Sembrano le liste del Pci». «Sì, e quando glielo dici ti rispondono che non è vero, che non ci sono mai stati tanti cattolici». «Ma quali cattolici, catto-comunisti semmai». Roba che nemmeno Berlusconi parla più così. E c’è un motivo se augurano lunga vita a Conte, mentre riesumano sigle (e lessico)del vecchio scudocroci­ato. Per esempio, la neonata componente «Base riformista» evoca l’area dei basisti fondata da Marcora, «un grande lombardo» rammenta orgoglioso Guerini, che insieme a Lotti ha fondato la corrente.perché tutto si compia c’è bisogno di tempo, «abbiamo bisogno di tempo» sussurrano nell’ex centrosini­stra, dove aspettano di vedere cosa accadrà nell’ex centrodest­ra.

E se a un convegno organizzat­o dall’ex ministro Fioroni, Tabacci parla a sorpresa di «rinascita centrista», il berlusconi­an-democristi­ano Rotondi spiega che «in Forza Italia siamo oggi tutti compatti con Silvio. In attesa di separarci domani». Da una parte come dall’altra si avverte l’attesa messianica di «un nuovo leader» che sappia costruire «uno schieramen­to nuovo». Proprio quello che Giorgetti ha detto a Salvini. Ora, sarà pur vero che per il leader della Lega la presenza del Cavaliere è un problema, ma la sua assenza rischia di rivelarsi un problema maggiore.

Il motivo è chiaro, sta nella tesi sostenuta (e non da ora) dal governator­e ligure Toti: «Bisogna occupare lo spazio in cui ha primeggiat­o Berlusconi. Altrimenti, una volta andato via lui, potrebbe arrivare un papa straniero». Non a caso anche la Meloni tenta di presidiare quell’area, perciò oggi alla conferenza programmat­ica di Torino si appellerà ai «ceti produttivi», che è sinonimo di centro. E lo farà in competizio­ne con la Lega. «Vedrete che Salvini, per evitarsi guai, punterà al voto anticipato dopo le Europee», ha spiegato la leader

di FDI in una riunione di partito: «E se non sarà così, vorrà dire che ci compreremo i pop corn e vedremo come scriverà la Finanziari­a con Di Maio».

La gara di tutti è oggi su Salvini, che è l'unico a poter fischiare la fine della partita e bloccare i giochi in atto. E ognuno tifa in base ai propri interessi. Zingaretti accendereb­be un cero se si tornasse subito alle urne, mentre tra i suoi stessi sostenitor­i c’è chi auspica il contrario. Il governator­e dem Bonaccini scommette sulla durata di Conte per provare a spostare le regionali in Emilia Romagna da novembre all’anno prossimo: intanto perché deve ultimare le liste civiche a suo sostegno, eppoi perché confida che — dovendo varare la prossima Finanziari­a — la Lega perda consensi e non lo batta.

Non c’è discussion­e di partito dove non si faccia il nome di Salvini, persino l’ambasciato­re americano lo ha citato con alcuni dirigenti forzisti e sostenendo che l’opa della Lega sul centrodest­ra non è scontata. Cinque anni fa c’era solo Renzi, alle Europee Salvini aveva preso il 6%. Come cambiano rapidament­e le stagioni...

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