Liquidazione statali, sentenza da 16 miliardi
ROMA Si è accesa una lucina rossa nelle stanze del ministero dell’economia e di Palazzo Chigi. Una lucina che indica una data precisa, mercoledì prossimo. Quel giorno la Corte costituzionale si riunirà in camera di consiglio per decidere sul ricorso presentato dal sindacato Confsal Unsa sul Tfs, che non è un refuso ma il trattamento di fine servizio, la liquidazione dei dipendenti pubblici. Sembra una questione per addetti ai lavori. Ma c’è un rischio politico altissimo. Se il sindacato dovesse vincere il ricorso, nelle casse pubbliche si aprirebbe un buco da 16 miliardi di euro, circa il doppio di quanto si spenderà quest’anno per reddito di cittadinanza e Quota 100. Per questo al governo, almeno tra i pochi che conoscono il dossier, c’è una certa preoccupazione.
Il ricorso di Confsal Unsa, spiega il segretario generale Massimo Battaglia, è stato presentato contro una legge del 2010, governo Berlusconi. Per contenere la spesa pubblica, quel provvedimento prevedeva la rateizzazione del Tfs. Con il risultato che oggi i dipendenti pubblici prima di incassare la loro liquidazione possono aspettare anche più di quattro anni, per la precisione 51 mesi. La legge è stata impugnata davanti alla Corte costituzionale sostenendo che c’è una disparità di trattamento rispetto ai lavoratori del settore privato, che per ottenere il loro Tfr, il trattamento di fine rapporto, non devono attendere così tanto. Mercoledì potrebbe arrivare la decisione, anche se poi bisognerà aspettare il deposito della sentenza e potrebbe passare anche un mese. Ma se la Corte dovesse dare ragione al sindacato, le liquidazioni degli statali dovrebbero avere la stessa tempistica dei lavoratori del settore privato. E dovrebbe partire una maxi operazione di pagamento.
C’è un precedente. Quattro anni fa la Corte costituzionale aveva bocciato la legge del governo Monti che aveva bloccato l’adeguamento all’inflazione delle pensioni. Allora il costo stimato per lo Stato era di 5 miliardi di euro. E il governo Renzi dovette intervenire per limitare i danni, introducendo un meccanismo di rimborso parziale. Stavolta la riduzione del danno sarebbe operazione più complicata.