Truffa e falso Nuovi guai giudiziari per Lucano
non sono d’accordo perché è una legge sbagliata. Ma è, per l’appunto, la legge: i giudici devono applicarla. Quel giorno nell’area della tragedia cadde quella che voi media definite una “bomba d’acqua”. Anche col senno di poi, e nel dolore per quello che è successo, sento che non avrei potuto fare di più». Su questo punto si è concentrata anche l’arringa dell’avvocato Franco Coppi. Il dispositivo della Corte suprema, in attesa delle motivazioni, fa riferimento nel suo rinvio al processo bis a «colpe da puntualizzare meglio». Il terzo falso, rimasto in piedi, riguarda la (non) presenza di un volontario della Protezione civile in uno dei punti designati per dare l’allarme.
Il 4 novembre di otto anni fa nel capoluogo ligure morirono quattro donne e due bambine (di 1 e 8 anni), figlie di una delle vittime. Tutte travolte all’ora di pranzo dal torrente Fereggiano, mentre fuggivano a piedi nella strada omonima, tra i quartieri di Marassi e Quezzi. Tra queste, Serena Costa, 19 anni, che su chiamata della scuola era andata a prendere il fratello di 14 anni per portarlo in salvo. «Non c’è niente da festeggiare — dice con gli occhi lucidi il padre Marco, assieme all’avvocato Emanuele Olcese davanti all’aula del Palazzaccio —. Ci hanno dato ragione ma ancora nessuno pagherà. E noi, tutti cittadini di Genova, ci siamo trovati contro in un processo il nostro comune, che ha sempre ostacolato la
Nuovi guai giudiziari per l’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano (nella foto). La Procura di Locri gli ha notificato un avviso di conclusione indagini per i reati di truffa e falso ideologico sempre in relazione alla gestione dei migranti. E questo dopo l’inchiesta per la quale, assieme ad altre 26 persone, andrà a giudizio l’11 giugno. A Lucano questa volta viene contestato «di avere indotto in errore ministero e Prefettura con una falsa attestazione in cui veniva dichiarato che le strutture di accoglienza per ospitare i migranti nel territorio di Riace erano rispondenti alle norme in materia abitativa e igienico-sanitarie». Non basta: per un anno ancora non potrà far rientro nel suo paese per effetto del divieto di dimora. «C’è un accanimento contro di me» ha detto Lucano.