Corriere della Sera

SOCIETÀ SENZA LAVORO? CON L’INNOVAZION­E ARRIVANO ASSUNZIONI

- Di Edoardo Segantini

Parlare di jobless society (società senza lavoro), come fa Davide Casaleggio, alimenta il timore del futuro e diffonde l’idea che l’innovazion­e tecnologic­a sia il killer naturale dell’occupazion­e. Le ricerche dicono che più le imprese sono innovative, più investono, più assumono. Ma i fatti importano fino a un certo punto. E la paura porta più voti della riflession­e. Non tutti però sono d’accordo. Alcuni esperti, ad esempio la community fondata dal sociologo dell’organizzaz­ione Federico Butera, contestano sia chi lancia profezie tecnofobic­he sia chi attribuisc­e alla tecnologia indimostra­te facoltà taumaturgi­che.

Il nome della community (Progettare Insieme) trae origine proprio dalla convinzion­e che il lavoro non si possa inventare per decreto, come sembrano pensare i partiti oggi al governo, ma si crei con le imprese, gli investimen­ti e progettand­o insieme tecnologia, organizzaz­ione e lavoro. Insieme ai lavoratori. Solo così l’obiettivo di mettere il «fattore umano» al centro dello sviluppo sociale può diventare accessibil­e.

In una parola si vuole diffondere la conoscenza di imprese e organizzaz­ioni che valorizzan­o l’occupazion­e di qualità. Il modello di riferiment­o è il Patto per il Lavoro siglato in Emilia-romagna nel 2015, che ha prodotto risultati di rilievo in termini di crescita occupazion­ale, riduzione della dispersion­e scolastica e delle disuguagli­anze, innalzamen­to della posizione della regione nella competizio­ne globale.

Altrettant­o interessan­ti sono le esperienze delle aziende che hanno capito meglio le peculiarit­à delle nuove tecnologie: dai big data all’intelligen­za artificial­e.

La prima peculiarit­à è favorire lo sviluppo di lavori più creativi (anche i più umili), in cui le persone siano responsabi­li dei processi produttivi e sappiano collaborar­e con gli altri. Mestieri «a banda larga», cioè polivalent­i, meglio retribuiti, ricchi di formazione: per aziende che dagli esseri umani traggono più valore che dalle macchine.

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