Corriere della Sera

«Ho cominciato con dieci camicie Meglio i pop-up che l’e-commerce»

- M. Pro. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

La sfida di Carlo Zanuso ha un intento quasi rivoluzion­ario: far scegliere alle donne, al buio, il proprio vestito dall’armadio. «Abiti quotidiani che non hanno bisogno di essere mixati e abbinati, ma solo indossati». Un manifesto di emancipazi­one e di libertà, ma senza rinunciare alla ricercatez­za. In fondo lo spirito di Pomandère, il marchio creato nel 2008 dal creativo vicentino, è proprio questo: semplifica­re per arrivare all’essenza, nello spirito di quel «less is more» imperante nella moda, ma depurato dalle eccessive severità.

Quando ha messo da parte la sua laurea in Economia per dedicarsi alla moda, è partito da un capo essenziale: la camicia. «I miei genitori da 40 anni gestiscono un laboratori­o di camiceria a Vicenza, Il Melograno», racconta Zanuso, che ha trovato in Pomandère un nome che richiama l’attività di famiglia, ma anche un piccolo gioiello in metallo,

portato dalle donne nel Settecento, riempito con erbe profumate.

«Dopo una parentesi nel commercial­e di Margiela e Dsquared2 ho deciso di prendere in mano il vero sogno: ho creato una piccola collezione di camicie, solo dieci, bianche e azzurre, alcune corte, altre più lunghe. Le ho mandate al White e sono state selezionat­e». Già quella prima collezione

Carlo Zanuso Vogliamo farci conoscere meglio, portando la nostra moda fuori dai negozi multibrand

conteneva tutto il dna del marchio: pezzi tinti in capo, irregolari, come sbiaditi dal sole, linee pulite e mischie di tessuti, con una predilezio­ne per quella lana e lino, «in cui il calore di un materiale lascia spazio a un tessuto più secco, che rompe la trama». La sensoriali­tà fa parte del mondo Pomandère: i lini, le mussole, le sete e i pizzi provengono da fornitori selezionat­i, per garantire la qualità più alta. «Ancora oggi il pro

dotto che mi identifica di più è la camicia, che rielaboro con dettagli femminili, come una arricciatu­ra sulla manica: mi piace abbinarla a gonne in lurex o in velluto liscio, per generare un contrasto maschilefe­mminile». Anche la palette è peculiare: olio, tabacco, rosa cipria, bacche di goji e una predilezio­ne per l’ocra, «colore complesso ma più facile nella sua variante oro».

L’idea della collezione da provare (e da toccare) rende l’e-commerce un canale poco battuto, mentre Carlo Zanuso ha scelto di sperimenta­re la via dei pop up (negozi temporanei). Dopo La Rinascente di Torino, il marchio arriva dal 16 al 29 aprile a Roma, alla Rinascente di via del Tritone, con uno spazio a tempo dedicato alla collezione Springsumm­er 2019 «Dip in the shades». «Vogliamo farci conoscere, portando le nostre collezioni fuori dai multibrand».

Prove generali di un monomarca? «Mi piacerebbe che il primo fosse a Parigi, dove c’è un tipo di donna molto vicina all’estetica Pomandère. In Italia la donna che meglio mi rappresent­a è Isabella Ferrari». Ogni capo è fatto per rimanere a lungo, lontano dalla visione mordi e fuggi da blogger. «Quando penso a un pezzo lo immagino in modo duraturo e anche la scelta di essere poco nell’ecommerce è vista da me come cura del cliente: punto ancora sull’attenzione e i consigli del negoziante».

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La tuta di Pomandère

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