Le nubi-meteoriti come simbolo dell’umbria antica
L’artista Fagioli: valorizzare l’arredo urbano
Meteoriti, nuvole, gigantesche pietre giacenti sul greto di un fiume, molari di animali preistorici. Visti durante il giorno, depositati nel verde dello storico cortile dell’università Statale di Milano, dove rimarranno in esposizione sino al 19 aprile, i cinque volumi in vetroresina creati dal designer Marco Williams Fagioli stimolano la fantasia di chi li guarda.
Poi, se ci si siede sopra, ci si accorge di come la loro forma irregolare non sia incomoda come appare a prima vista. E, soprattutto, quando alle prime luci della sera, queste opere della mostra Interni Human Spaces, parte del progetto L.U.C.E. Publica (acronimo di Luoghi urbani creano esperienze)
promosso dalla Regione Umbria per valorizzare gli arredi urbani del proprio territorio, ammantano di magia lo storico spazio meneghino: essendo retro-illuminati da uno spot di chiarore presente al proprio interno, si accendono quali oggetti un po’ lunari. Vincitore di due Compassi d’oro e fondatore di Zup Design, Williams Fagioli racconta di avere tratto ispirazione dai dettagli anatomici notati nei calchi in gesso eseguiti da Vincenzo Danti nel 1573 e tratti dalle sculture originali realizzate da Michelangelo nella Cappella Medicea, custoditi nel Museo dell’accademia di Belle Arti «Pietro Vannucci» di Perugia.
Il designer, figlio di una pittrice del Wisconsin, li conosce bene, avendo prima studiato e poi insegnato proprio all’accademia perugina. «Voglio regalare la sorpresa di dare luce a un centro storico medioevale con sedute che prendono vita grazie all’energia prodotta dai pannelli solari. Hanno uno spessore di quattro millimetri di vetro resina, pesano circa 50 kg l’uno — spiega —. Il messaggio di fondo è quello di installare arredi temporanei e contemporanei che interagiscano col passato classico dell’umbria. La Regione, infatti, ha stanziato 35 milioni di euro per interventi di efficientamento energetico e funzionale dei sistemi di illuminazione pubblica».
La mostra, dopo Milano, toccherà altre sei luoghi, partendo da Bruxelles. «Ho fotografato ogni particolare anatomico, come se stessi prelevando estratti di carne e ossa, poi li ho disegnati e infine scolpiti su blocchi di polistirolo — chiude Williams Fagioli —, io ho sempre amato molto le matrici. Il risultato è questo gioco dei sensi che si svolge su questi volumi, rigidi e malleabili al tempo stesso, freddi ma anche caldi. Li si guarda, ci si chiede cosa siano». E poi ci si siede sopra, magari guardando una stellata umbra.