Meta Champions, ripartenza Milan Gattuso conosce una sola strada
«A noi serve solo vincere». La sfida con la Lazio è anche tra Piatek e Immobile
MILANO È semplicemente la partita dell’anno. Che vale stagione, soldi, credibilità, futuro. È il bivio: di qua o di là, da una parte il sentiero giusto, dall’altra quello sbagliato. A 6 giornate dalla fine potrebbe essere troppo tardi per tornare indietro. Meglio metterselo bene in testa, Diavolo. Perché lo scenario, alla vigilia di questo duello «vida o muerte» al quale assisteranno dal vivo più di 60mila persone, è chiarissimo: battendo la Lazio, il Milan si tiene stretto il preziosissimo quarto posto e si porta avanti negli scontri diretti anche contro i biancocelesti, dettaglio che potrebbe risultare decisivo vista l’ammucchiata Champions sempre più affollata, se invece perde rischia di trovarsi addirittura ottavo, in coda a tutti.
E il pareggio? È stato lo stesso Gattuso a tagliare corto: «A noi serve vincere». Lucido realismo: a questo giro la concorrenza — Atalanta, Roma, ora anche il Torino — è alle prese con impegni non impossibili, il rischio di sorpasso con contraccolpo mentale è concreto. Anche perché poi mercoledì la Lazio recupera con l’udinese. La volatona per la corsa all’oro della Champions è partita: nessuno si arrenderà facilmente.
Il Milan non può fallire. Non più. Un punto nelle ultime 4 partite è una miseria. Roba da media retrocessione. Serve ripartire. Ora, qui, subito. Contro una grande, in uno scontro diretto, il vero buco nero della stagione: solo 11 punti su 36 contro le prime 8.
Per provarci, Gattuso si dovrà affidare come sempre al suo totem, quel Kris Piatek che continua a tenere medie sbalorditive. La regola del Pistolero è semplice: segna lui, solo lui. Gli altri? A Suso la porta s’è ristretta, Borini è un’ala e basta, Calhanoglu sta trovando una dimensione da vice Paquetà come mezz’ala, il fumoso Castillejo è all’eterna ricerca di se stesso, Cutrone è una riserva perché la gerarchia è chiara. In tre mesi da rossonero, 13 presenze, il polacco ne ha realizzati 10: più di tutti i suoi compagni, raggiunti e superati in un amen. Piatekdipendenza dichiarata. Ma non ha più nemmeno senso discuterne: a un mese e mezzo dalla fine dei giochi conta il risultato, non la filosofia. La questione piuttosto è un’altra, più complessa: il Milan può permettersi di trattenere un fenomeno così senza Champions? Papà Wlad è stato secco: «Il club tenga il suo ritmo». I gol del Pistolero per tenersi il Pistolero: sembra un paradosso, non lo è.
Milan-lazio sarà anche Piatek contro Immobile. Centravanti dal talento enorme e dal presente opposto. Del secondo spicca un dato: negli ultimi 70 giorni ha segnato un solo gol su azione. Ciro è in ombra. Da tempo. Di lui però Inzaghi ha bisogno assoluto per ripartire dopo le frenate con Spal e Sassuolo, un punto solo. Per il tecnico biancoceleste c’è un doppio tabù, uno di squadra e uno personale: la Lazio non batte i rossoneri a San Siro da 29 anni, lui non ha mai battuto Gattuso. «Ma i tabù sono fatti per essere sfatati» assicura Simone, che dietro Immobile metterà Correa. Per il Milan stessa formazione della partita contro la Juve. «Da lì dobbiamo ripartire» dice Rino, che ha poi eluso di nuovo i discorsi personali: «Io alla Roma? Totti non lo sento da mesi». Di certo però dall’esito della volatona dipende anche il suo, di futuro.
Arbitra Rocchi. Scelta assennata, da parte di Rizzoli: serviva un esperto dopo la tempesta generata dai fiaschi di Torino dell’acerbo Fabbri. Il quale, come giusto e previsto, questa settimana resta a casa sua a Ravenna a badare all’orto. È il suo hobby, sul serio.