La Ferrari va veloce ma ha paura delle sue debolezze
Affidabilità: in Cina altro imprevisto tecnico per Leclerc
L’ansia della maratona, il timore di arrivare al traguardo con il fiatone. O peggio, con i crampi. La sindrome Bahrein non è ancora passata. Motivati e veloci, ma fragili. E contro i corazzieri argento, così rischi di non andare lontano. Al di là di come finirà la lotta per la pole oggi, il vero esame per la Ferrari viene domani nei 56 giri del 1000° Gp della F1. Deve dimostrare di aver risolto i tanti guai tecnici che l’hanno afflitta dall’ultima settimana di test a Barcellona a ieri.
Specchiarsi e avere paura, forse più di se stessi che degli avversari. Ancora una volta Charles Leclerc è stato rallentato da un imprevisto e ha dovuto rinunciare a una parte importante delle simulazioni di gara nella seconda sessione di prove del venerdì. Dal box minimizzano, un surriscaldamento ha provocato una perdita d’acqua da uno dei condotti del raffreddamento. Non pare nulla di grave, il motore (lo stesso salvato dopo la corsa di Sakhir) sembra riutilizzabile. Ma la lista delle grane continua ad allungarsi mentre quella della Mercedes è un foglio bianco. E la Ferrari, dopo due doppiette dei grigi, ha bisogno di spingere a fondo i mille cavalli del V6 ibrido sui lunghi rettilinei di Shanghai sfruttando il vantaggio di motore di cui gode. Perché gli altri recuperano nelle curve, una bilancia che torna sempre in equilibrio senza un peso massimo favorito. E anche la Red Bull è pericolosa sulla distanza con l’unica punta a disposizione, Max Verstappen (l’avvio di stagione del giovane Pierre Gasly è pessimo), grazie all’ottimo lavoro sugli assetti che compensa il deficit di potenza della power unit Honda. Quanto pericolosa sia è da capire, ma l’anno scorso vinse Ricciardo (dopo una prima fila rossa) con l’aiuto della safety car. I blu non vanno sottovalutati, per niente.
L’affidabilità deve esserci sempre, in Cina ancora di più alla luce dell’equilibrio teorico in pista: la Ferrari ha messo diverse pezze, sia sulla Rossa di Leclerc che su quella di Vettel, sostituendo la centralina di controllo dell’elettronica dopo il black out che è costato la vittoria in Bahrein. E lo stesso ha fatto il team satellite Haas. Mattia Binotto l’ha spiegata così: «Quel guasto non ci era mai capitato, né con i motori sul banco, né durante i test o nelle libere. È stato individuato e subito isolato. Siamo tornati a una specifica precedente che ci dà più garanzie sull’affidabilità. E comunque si è trattato di una scelta precauzionale: faremo altre verifiche per vedere se quelle centraline potranno essere rimontate più avanti». Perché il numero di componenti utilizzabili in 21 gare è limitato.
Nel gioco degli specchi capita anche che la Mercedes si faccia bocciare dalla Fia l’ala anteriore (copiata da Ferrari e Alfa) per un’interpretazione troppo spinta del regolamento. Basta un dettaglio per fare la differenza, purché non si rompa.