Corriere della Sera

Il governo vacilla sulle inchieste

Il sottosegre­tario Siri indagato, i 5 Stelle chiedono le dimissioni. Un esposto sulle pressioni di Raggi

- Fulvio Fiano

Tensione nella maggioranz­a sulla giustizia. Armando Siri, sottosegre­tario leghista, è indagato per corruzione. I Cinque Stelle chiedono le sue dimissioni. E il ministro Danilo Toninelli gli ritira le deleghe. «Non me ne vado» replica Siri. Esposto contro la sindaca di Roma Virginia Raggi. La Lega attacca: è inadeguata, lasci. «Audio rubati, dico cose normali» la difesa della sindaca.

Il sottosegre­tario a Infrastrut­ture e Trasporti Armando Siri, senatore leghista vicinissim­o a Matteo Salvini, è indagato per corruzione in un’inchiesta a cavallo tra Palermo e Roma per una presunta tangente da 30 mila euro elargita da un imprendito­re in odore di mafia. Il vicepremie­r grillino Luigi Di Maio ne chiede le dimissioni alle quali risponde l’omologo leghista Salvini attaccando di nuovo Virginia Raggi («Inadeguata a fare il sindaco»), stavolta per una registrazi­one audio che rivela le pressioni della sindaca sull’approvazio­ne del bilancio Ama (la municipali­zzata capitolina dei rifiuti). Sul doppio fronte politico-giudiziari­o va così in scena l’ennesimo scontro tra i partiti di governo.

La giornata si apre con le perquisizi­oni disposte dalla procura di Roma a carico di Paolo Franco Arata, imprendito­re genovese attivo nel settore dell’eolico, ex deputato di Forza Italia e ritenuto socio occulto di Vito Nicastri, accusato a Palermo di aver finanziato la latitanza del boss Matteo Messina Denaro. Arata è legato a Siri non solo dalla città

Salvini

Siri è persona pulita. Può rimanere a fare il suo lavoro tranquilla­mente Raggi? Non più adeguata a guidare Roma

Conte

Per il nostro codice etico non può svolgere ruoli chi è sotto processo per fatti come la corruzione Vero è che siamo in una fase procedimen­tale

di nascita ma anche da un’intesa che sembra così solida da averlo portato nella lista dei possibili commissari per gestire lo «sblocca cantieri», grazie alla sponsorizz­azione del sottosegre­tario leghista. Arata, secondo il pm Mario Palazzi e il procurator­e aggiunto Paolo Ielo, avrebbe versato (o promesso) 30 mila euro a Siri, che in cambio lo avrebbe agevolato «proponendo e concordand­o con gli organi apicali dei ministeri competenti — si legge nel decreto di perquisizi­one eseguito dagli agenti della Direzione investigat­iva antimafia — l’inseriment­o in provvedime­nti normativi di competenza governativ­a, ovvero proponendo emendament­i contenenti disposizio­ni in materia di incentivi per il cosiddetto “minieolico”». L’imprendito­re, svelano le indagini, incontra più volte Siri, che finisce per essere intercetta­to indirettam­ente: l’uso delle conversazi­oni dovrà essere autorizzat­o da Palazzo Madama. Ma che non si sia trattato di lecita attività di lobbying, secondo gli inquirenti, lo si evince dall’intercetta­zione in cui Arata parla esplicitam­ente dei 30 mila euro con il figlio Francesco, anch’egli indagato e con ruoli operativi nelle srl del gruppo.

La prima reazione arriva dal ministro Danilo Toninelli, che ritira le deleghe al sottosegre­tario. «Un atto politico grave», secondo i dirigenti del Carroccio. Più cauto il premier Giuseppe Conte: «Avverto il dovere e la sensibilit­à di parlare con il diretto interessat­o. Chiederò a Siri chiariment­i e poi valuteremo. È un fatto di cui non sminuisco la gravità». Ma siamo solo all’inizio. Di Maio attacca: «Cè una questione morale. Anche a Salvini conviene tutelare la reputazion­e della Lega. Nessuno sta negando a Siri il diritto di difendersi, diciamo solo che può farlo lontano dal governo». Il ministro dell’interno gli risponde stizzito: «Solo se sarà condannato Siri dovrà lasciare. Non ho mai chiesto di far dimettere la Raggi o parlamenta­ri 5 Stelle indagati. Con tutti i cantieri aperti non avrei tolto le deleghe a Siri, a Toninelli serve aiuto».

In pieno scontro, arriva la rivelazion­e de L’espresso sulle pressioni della sindaca sull’ex manager Ama, Lorenzo Bagnacani, e le cose peggiorano. «Tutto lecito», assicura il Campidogli­o, ma il Carroccio contrattac­ca e chiede le dimissioni della sindaca. «Goffa ripicca», secondo M5S. Poi, in serata, la Lega chiede di stralciare la norma «Salva Roma» dal dl crescita. «Non accettiamo ricatti», replica il M5S.

Di Maio

Un sottosegre­tario indagato per fatti legati alla mafia è un fatto grave. È una questione morale e politica

Il «Salva Roma»

Il Carroccio chiede lo stop alla norma «Salva Roma». La replica M5S: non accettiamo ricatti

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(Ansa) A Roma Luigi Di Maio, 32 anni, vicepremie­r, ministro del Lavoro e dello Sviluppo, ieri con il presidente di Confindust­ria Vincenzo Boccia, 55, alla assemblea dei presidenti delle Camere di commercio italiane

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