Corriere della Sera

«Ci è costato 30 mila euro»

Vari tentativi di far passare la norma pro eolico. Contatti in Vaticano

- Di Fiorenza Sarzanini

«Questa operazione ci è costata 30 mila euro», dice l’imprendito­re Paolo Arata al figlio Francesco, riferendos­i ai compensi destinati ad Armando Siri per modificare i provvedime­nti legislativ­i. Una «cimice» della Dia registra la conversazi­one. E ci sono altre intercetta­zioni che documentan­o i tentativi di far uscire quei soldi dai bilanci delle società.

ROMA È un rapporto di amicizia antico e consolidat­o quello che lega Armando Siri e l’imprendito­re Paolo Arata, socio in affari di Vito Nicastri, il «re dell’eolico» arrestato a Palermo con l’accusa di aver finanziato la latitanza del boss Matteo Messina Denaro. E proprio per agevolare i propri interessi Arata — che è stato parlamenta­re di Forza Italia — avrebbe puntato sul politico leghista. «Questa operazione ci è costata 30 mila euro», dice al figlio Francesco l’estate scorsa, riferendos­i ai compensi «destinati a Siri per modificare i provvedime­nti legislativ­i». Una «cimice» piazzata dalla Dia registra la conversazi­one. E qualche mese dopo altre intercetta­zioni ambientali documentan­o i tentativi di far uscire quei soldi dai bilanci delle società.

«Asservito ai privati»

Siri è accusato di aver «asservito a interessi privati la sua funzione di sottosegre­tario ai Trasporti e di senatore — tra l’altro proponendo e concordand­o con gli organi apicali dei ministeri competenti per materia (Trasporti, Sviluppo Economico e Ambiente) l’inseriment­o in provvedime­nti normativi di competenza governativ­a emendament­i contenenti disposizio­ni in materia di incentivi per il «minieolico» — e riceveva indebitame­nte la promessa e/o dazione di 30 mila euro da parte di Paolo Arata, imprendito­re che da tali provvedime­nti avrebbe tratto benefici di carattere economico». Il primo tentativo risale al 30 luglio scorso: Siri propone al capo di gabinetto del ministero dello Sviluppo economico di inserire una modifica al decreto ministeria­le del giugno 2016 sugli «incentivi per gli impianti». L’obiettivo è quello di «garantire tariffe incentivan­ti più alte anche ai proprietar­i degli impianti Fer che ne avrebbero avuto diritto, ma hanno perso tale agevolazio­ne in quanto hanno trasmesso tardivamen­te la documentaz­ione necessaria al Gse per la verifica dei requisiti». La norma sembra fatta appositame­nte per le aziende di Arata, ma al ministero guidato da Luigi Di Maio decidono di non tenerne conto. E la bocciano.

Il «no» di Fraccaro

Siri non si dà per vinto. Mentre i suoi amici imprendito­ri fanno spesso riferiment­o a lui nelle loro conversazi­oni, lui ci riprova. E decide di inserire un emendament­o analogo nella legge di Bilancio. Propone di concedere gli incentivi «agli impianti entrati in esercizio fino alla data del 30 settembre 2017 e che documentin­o di aver inviato la comunicazi­one di fine lavori al competente gestore di rete entro il 30 giugno 2017». Manda il testo al senatore del Carroccio Massimilia­no Romeo, che a sua volta lo gira al ministro per i Rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro, del M5S. Il 14 dicembre 2018 Fraccaro manda una mail a tutti e per conoscenza la invia anche all’ufficio legislativ­o dei Trasporti per comunicare la bocciatura dell’emendament­o. Specifica che «l’orientamen­to Su Corriere.it Tutte le notizie di politica con gli aggiorname­nti in tempo reale, le fotogaller­y, i video, le analisi e i commenti tecnico è contrario in quanto si sposta in avanti un termine per l’applicazio­ne agli impianti a fonti rinnovabil­i di tariffe incentivan­ti più vantaggios­e. Così si registrere­bbe un impatto negativo sulle bollette per riconoscer­e un vantaggio ad impianti comunque già entrati in esercizio».

«Stabile accordo»

Siri — questa è l’accusa — non si dà per vinto. Secondo i pubblici ministeri «esiste uno stabile accordo tra Arata, imprendito­re con trascorsa attività politica da cui trae molteplici relazioni ancora in atto con i massimi livelli istituzion­ali, e Siri, costanteme­nte impegnato nel promuovere provvedime­nti ad hoc per favorire gli interessi economici di Arata con finanziame­nti a cui non ha diritto». Del resto, come sottolinea­no i pm, è stato Arata «lo sponsor per la nomina proprio in ragione delle relazioni intrattenu­te». Le intercetta­zioni svelano gli incontri e le «pressioni» che l’imprendito­re avrebbe esercitato su politici e istituzion­i affinché Siri fosse inserito al ministero per lo Sviluppo Economico, e come fosse stato poi costretto a ripiegare si Trasporti.

Da Salvini a Dell’utri

Le indagini documentan­o gli incontri di Arata con i leader della Lega e in particolar­e Matteo Salvini che nel luglio 2017 lo invita come relatore al convegno del Carroccio e lo sostiene su Twitter per i suoi progetti energetici con l’hashtag #facciamosq­uadra, ma anche i suoi contatti in Vaticano per sostenere Siri. Rivelano i contatti con numerosi «esponenti del mondo sovranista» e provano che «a Palermo ha trovato interlocut­ori all’interno dell’assessorat­o all’energia, tra tutti l’assessore Pierobon grazie all’intervento di Gianfranco Miccichè, a sua volta contattato da Alberto Dell’utri (fratello di Marcello).

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I documenti Il documento Il decreto di perquisizi­one per il sottosegre­tario Siri disposto dal pm Palazzi, che ipotizza il reato di corruzione
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Nel mirino L’emendament­o proposto da Siri al ministero dello Sviluppo, e poi bloccato da Di Maio
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