La strategia degli strappi
Vedere due forze giustizialiste che si azzuffano accusandosi l’una con l’altra di incoerenza sulla questione morale dovrebbe far riflettere in primo luogo i protagonisti. E potrebbe anche risultare salutare per avere un approccio meno demagogico alla realtà.
Ma lo scontro tra Movimento Cinque Stelle e Lega, dopo l’inchiesta per corruzione contro il sottosegretario ai Trasporti del Carroccio, Armando Siri, avrà probabilmente una ricaduta sul governo giallo-verde. E questo non può non preoccupare. A cinque settimane dalle Europee, promette di trasformarsi in un altro strappo nella maggioranza: con la giustizia
come frontiera nazionale e trasversale sulla quale prima o poi inciampano tutti.
Non si può sfuggire al sospetto che la vicenda sia agitata proprio per la coincidenza con elezioni fondamentali per ridisegnare i rapporti di forza tra i vicepremier Luigi Di Maio, grillino, e Matteo Salvini, leghista. Il primo chiede le dimissioni di Siri, e intanto gli fa ritirare le deleghe, mentre il premier Giuseppe Conte cita il «codice etico» del contratto di governo: un preavviso di chiarimento o di sfratto.
Il secondo difende il suo uomo, accusando i Cinque Stelle di usare due pesi e due misure. Ed evoca il caso, controverso, della sindaca di Roma, Virginia Raggi, sulla quale arrivano strane intercettazioni. Tutto questo mentre il Pd sacrifica la presidente dell’umbria, Catiuscia Marini, facendola dimettere per lo scandalo nella sanità regionale; accusa Salvini di sciacallaggio per essersi precipitato lì ad additare i misfatti della sinistra; e intanto sottolinea la gravità del caso Siri. L’impressione che queste polemiche confermino una regressione della politica in materia di diritti è molto forte. La «strategia della gogna» è a doppio taglio, per tutti. E in un sistema nel quale il sospetto di una gestione opaca della cosa pubblica è diffuso, il garantismo dovrebbe essere un argine contro polemiche e accuse manichee.
Quando la polvere della rissa Di Maio-salvini si sarà posata, c’è da chiedersi se sarà possibile per l’esecutivo guidato da Conte continuare a governare.
È vero che i protagonisti di questa fase hanno abituato a giravolte strabilianti, passando in un amen dalla guerra alla tregua, dagli insulti agli abbracci. Il problema è che quanto riemergerà dalle urne alla vigilia della pausa estiva dovrà fare i conti con una manovra finanziaria ancora per aria; e con previsioni economiche in chiaroscuro per Paesi forti come la Germania, e poco rassicuranti per l’italia.
Litigare sui quarti di purezza e di onestà, e radicalizzare su questi temi un’opinione pubblica già incattivita dalla crisi, rappresenta un azzardo. E, a essere maligni, potrebbe far nascere il dubbio che tanta virulenza non sia gonfiata solo da calcoli elettorali. Viene da pensare che gli avvisi di garanzia, prodotti da questioni certamente gravi, siano sfruttati per distrarre l’attenzione dai temi veri ai quali è appeso il presente e soprattutto il futuro dell’italia, come Paese fondatore dell’unione europea.
In una fase in cui occorrerebbe massima compattezza, si assiste a una gara a dividersi e a dividere le istituzioni. Si tratti di emergenza in Libia, di sicurezza, di rapporti con Bruxelles, prevale una gara a cercare pretesti per litigare. Si è arrivati a contrapporre perfino Viminale e Di
Scontro Due forze giustizialiste si accusano a vicenda di incoerenza sulla questione morale
Scadenze L’economia e i mercati non aspettano le convenienze dei partiti di governo
fesa sugli sbarchi dei migranti; e a mettere in rotta di collisione prefetti e sindaci sull’ordine pubblico: con Salvini deciso a usare i primi come surrogati dei governi locali, dimenticando che sei anni fa proprio lui voleva abrogare per referendum i prefetti, oggi esaltati.
Questi cambi di idee più o meno repentini potrebbero anche rassicurare, paradossalmente: nel senso che magari dopo le elezioni la maggioranza si rappattumerà. Peccato che l’economia e i mercati finanziari non aspettino le convenienze di M5S e Lega.
Ad appena un anno dalla presa del potere, Di Maio e Salvini dovrebbero cominciare a chiedersi quanto potrà durare la loro luna di miele con l’opinione pubblica: sempre che M5S e Lega non pensino di costringerla a breve a un nuovo bagno elettorale, dopo avere portato o comunque lasciato l’italia alla deriva.