Corriere della Sera

Autonomia, i paletti di Tria «Alcune richieste incoerenti con i principi della Carta»

Bankitalia: l’inizio del 2019 mette fine alla recessione

- (Ansa) Enrico Marro

No agli aumenti dell’iva, no alla patrimonia­le, sì alla flat tax per i ceti medi. Questi i passaggi con i quali il Parlamento impegna il governo sulla manovra di bilancio per il 2020 che sarà presentata a ottobre. Sono contenuti nelle risoluzion­i di maggioranz­a con le quali Camera e Senato hanno approvato il Def, il Documento di economia.

Il testo passato con i voti di 5 Stelle e Lega e col parere favorevole dello stesso esecutivo impegna, tra le altre cose, il governo ad «adottare misure per il disinnesco delle clausole di salvaguard­ia fiscali del 2020», cioè l’aumento dell’iva e delle accise, «nel rispetto dei vincoli Ue di finanza pubblica», a «proseguire il processo di riforma delle imposte sui redditi, con particolar­e riferiment­o all’attuazione della flat tax» e a «non prevedere misure di incremento della tassazione sui patrimoni». È appena il caso di ricordare che senza l’aumento dell’iva verrebbero a mancare 23,1 miliardi di euro nelle casse dello

Iva e flat tax

No all’aumento dell’iva e sì alla flat tax: via libera alla risoluzion­e del governo

Stato nel 2020 mentre l’ipotesi di flat tax cara alla Lega costerebbe almeno 12 miliardi. Né nel Def né nelle risoluzion­i approvate ieri si fa cenno a come eventualme­nte realizzare i due obiettivi.

Il ministro dell’economia, Giovanni Tria, intervenen­do al Senato ha intanto assicurato che quest’anno non ci sarà bisogno di alcuna manovra correttiva per rispettare gli impegni presi con la Commission­e europea sul deficit struttural­e. «La manovra correttiva che faremo è al contrario», ha aggiunto riferendos­i ai decreti legge «sblocca cantieri», approvato di nuovo ieri in Consiglio dei ministri, e «crescita», che dovrebbe riceve il definitivo via libera nella prossima riunione di governo. Questi due provvedime­nti, secondo il ministro, consentira­nno di conseguire l’obiettivo di una crescita dello 0,2% quest’anno, tanto più che ieri la Banca d’italia ha spiegato che nei primi mesi del 2019 il Pil dovrebbe aver segnato un aumento dello 0,1%, uscendo dalla recessione. Tria ha anche sottolinea­to che il debito pubblico, al 132% del Pil, «è un peso ma è assolutame­nte sostenibil­e» e nel triennio scenderà.

Il ministro è apparso invece più preoccupat­o nell’audizione in commission­e bicamerale sul federalism­o fiscale dove è stato sentito sull’autonomia rafforzata chiesta da alcune Regioni (Lombardia, Veneto, Emilia-romagna) che la Lega spinge per concedere e che è richiamata anche nelle risoluzion­i al Def. Il ministro ha fissato dei paletti: «In alcuni casi le richieste regionali non appaiono del tutto coerenti con i principi costituzio­nali inerenti a materie diverse da quelle elencate dalla Costituzio­ne, che non possono essere oggetto di attribuzio­ne. Tra queste deve ricomprend­ersi l’articolo 117 che affida allo Stato la competenza esclusiva in materia di sistema tributario e contabile». Tria, che poi rispondend­o alle domande dei senatori ha detto che le intese in discussion­e con le Regioni «possono benissimo andare avanti», ha insomma voluto ribadire il confine che non può essere oltrepassa­to.

 ??  ?? Tria, 70 anni, laureato in Legge, economista, ordinario di Economia politica all’università di Roma Tor Vergata, dallo scorso primo giugno è ministro dell’economia e delle Finanze nel governo guidato dal premier Giuseppe Conte. Dall’avvio dell’esecutivo, Tria si è scontrato più volte sui conti pubblici con i due vicepremie­r Salvini e Di Maio
Tria, 70 anni, laureato in Legge, economista, ordinario di Economia politica all’università di Roma Tor Vergata, dallo scorso primo giugno è ministro dell’economia e delle Finanze nel governo guidato dal premier Giuseppe Conte. Dall’avvio dell’esecutivo, Tria si è scontrato più volte sui conti pubblici con i due vicepremie­r Salvini e Di Maio

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy