Corriere della Sera

La linea del ministro dopo gli attacchi «D’ora in avanti verità senza sconti»

«Vogliono che vada via? Non sono incollato alla poltrona». Ma esclude di dimettersi

- di Federico Fubini

ROMA Qualcosa è scattato nella testa di Giovanni Tria e una frase da lui stesso pronunciat­a di recente lo lascia capire. È stato quando il ministro dell’economia ha detto al Corriere, qualche giorno fa, qualcosa di apparentem­ente anodino: «Mi chiedo chi è che passa ai giornalist­i queste cose».

Le «cose», naturalmen­te, sono i pettegolez­zi sulla sua vita privata e soprattutt­o sul conto dei suoi familiari. Sono le informazio­ni sul posto di lavoro di Nicolò Ciapetti, il figlio della seconda moglie del ministro: secondo una fuga di notizie poi alimentata e cavalcata da vari esponenti della maggioranz­a ci sarebbe stato un conflitto d’interessi, perché il ragazzo è impiegato presso il compagno di una consiglier­a del ministero dell’economia. Poi sono arrivate altre «cose»: le polemiche, di nuovo alimentate nella maggioranz­a, per le attività del figlio del ministro impegnato nei salvataggi di migranti nel Mediterran­eo. Persino questo ha fatto discutere, anche adesso che l’incidenza dei naufragi sul totale delle imbarcazio­ni è tornata a livelli molto alti.

Tria chiarament­e non pensa che queste informazio­ni siano puri e semplici frutti dell’inchiesta di qualche cronista: al contrario vorrebbe proprio capire chi è che violi la privacy sua e soprattutt­o dei suoi familiari per alimentare controvers­ie politiche su di lui. Ed è proprio questa forma di pressione ad aver probabilme­nte contribuit­o all’evolversi nelle attitudini del più tecnico dei ministri verso il governo «sovranista». Non che ci sia in lui alcuna intenzione di dimettersi, come invece Tria aveva pensato di fare a novembre scorso se l’italia non avesse raggiunto un accordo con la Commission­e Ue per evitare una procedura per deficit eccessivo a Bruxelles.

Adesso il ministro non pensa affatto di sbattere la porta, anche se di recente gli è sfuggito uno sfogo piuttosto esplicito: «Vogliono mandarmi via? Io non sono attaccato alla poltrona». Ma le sue non sono parole di sfida agli azionisti politici del governo, 5 Stelle e Lega. Non sono neanche l’espression­e di un progetto o di un desiderio. Semmai, dimostrano che il modo con il quale Tria intende restare nel governo negli ultimi mesi è cambiato: il ministro intende cercare di portare avanti il programma di governo — disinnesco degli aumenti delle imposte indirette, tagli alle tasse per i ceti medi — e non farà sconti a nessuno. Non intende essere lui il ministro che, in maniera un po’ troppo caritatevo­le, fa lo sconto di verità troppo scomode ai suoi colleghi di governo e all’opinione pubblica. Di qui i numeri impietosi del recente Documento di economia e finanza, che per tutta la legislatur­a prevedono una crescita più bassa del già brutto 2018. Di qui anche le audizioni sul Def in Parlamento, dove l’economista universita­rio ha detto chiaro e tondo che gli aumenti dell’iva si possono evitare solo a condizione di sostituirl­i con altre misure che impediscan­o al deficit di esplodere. Di qui anche la messa in guardia contro ogni possibile forzatura, nella gestione di entrate e spese, sull’autonomia reclamata dalle regioni del Nord.

Ma c’è più della subdola aggression­e alla privacy familiare, ad aver eroso la pazienza del ministro. Lo scarico di responsabi­lità da parte delle forze politiche vi ha contribuit­o almeno altrettant­o. C’è la pressione dei 5 Stelle a liquidare indiscrimi­natamente

Le scelte

I numeri impietosi dell’ultimo Def e le audizioni rientrano in questa cornice

i rimborsi proprio a tutti i risparmiat­ori delle banche in dissesto, malgrado i rischi legali che graverebbe­ro sul ministro in caso di versamenti che la Corte dei conti ritenesse indebiti. L’accordo negoziato dal ministero dell’economia a Bruxelles per indennizza­re in modo automatico oltre il 90% di chi ha perso denaro con i fallimenti bancari era già molto favorevole. Ma neanche questo è bastato agli azionisti politici di Tria. Per non parlare delle pressioni che il ministro e i suoi tecnici stanno già ricevendo per trovare soluzioni «tecniche» al più politico dei problemi: decidere come far quadrare i conti dell’anno prossimo.

Il ministro ci proverà, fino in fondo. Ma non a prezzo di perdere la faccia e prendersi la colpa di una situazione finanziari­a, a dir poco, sempre più ingarbugli­ata.

 ??  ?? Gli auguri
Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro, 38 anni, abbraccia Roberto Calderoli, vicepresid­ente del Senato, nel giorno del suo 63esimo compleanno
(Ansa)
Gli auguri Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro, 38 anni, abbraccia Roberto Calderoli, vicepresid­ente del Senato, nel giorno del suo 63esimo compleanno (Ansa)

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy