«Le élite devono venire dal basso» Macron contro la scuola d’eccellenza
Piano del presidente francese per chiudere l’ena, che lui stesso ha frequentato
Mentre bruciava Notre-dame, uno dei simboli della Francia, Emmanuel Macron non si è sentito di annunciare ai suoi compatrioti che un altro fiore all’occhiello della nazione era destinato a essere chiuso per lavori, o addirittura cancellato. Ma il discorso sulle conclusioni del «Grande Dibattito», avviato tre mesi fa sotto la forza d’urto dei «gilet gialli», invece di finire temporaneamente in un cassetto, è approdato sui giornali.
Il disarmo dell’école Nationale d’administration, o perlomeno la sua completa riorganizzazione, non è l’unica misura che il presidente della Repubblica si accingeva a comunicare lunedì sera al Paese nel tentativo di pacificarlo. Però è quella che si è aggiudicata la palma d’oro della demagogia, a giudizio di allievi, ex allievi e aspiranti allievi dell’ena, fucina a numero chiuso (cento l’anno) di presidenti e primi ministri, prefetti, alti dirigenti statali e selezionatissimi funzionari pubblici da quando fu fondata dal generale Charles de Gaulle nel 1945.
Con un campus a Parigi e un altro a Strasburgo, la scuola nazionale di amministrazione è stata per molti anni un marchio di garanzia. Anche se la sua reputazione elitaria e nepotista l’ha resa sempre più antipatica a buona parte dell’opinione pubblica.
Si parlava di una ristrutturazione in chiave più meritocratica e meno lobbystica già sei anni fa, quando la popolarità dell’allora presidente socialista François Hollande, uno dei suoi celebri diplomati, era in forte declino; e il suo titolo di studio appariva come un’ulteriore nota di demerito. Lo stesso Macron è uscito 15 anni fa da quelle aule, già molto critico sul loro funzionamento, al punto di presentare una tesina ostile prima di lasciarle. Anche se gli avevano permesso di diventare a 27 anni ispettore delle finanze, il futuro presidente e altri firmatari bollavano la scuola come «costosa e inadeguata».
L’annuncio, ancora ufficioso, della prossima scomparsa dell’ena ha provocato comunque uno choc, in Francia. Come se Theresa May se la prendesse con Eton, cenacolo di lord e statisti inglesi; Donald Trump decidesse di abolire Harvard e Yale. O Giuseppe Conte, di ribaltare la Scuola Normale di Pisa. Nonostante tutto i francesi non sembrano pronti alla rottamazione della loro scuola d’eccellenza, stando al sondaggio condotto dal Journal du Dimanche secondo cui il 39% degli elettori sarebbero favorevoli e il 54% contrari. I sì salgono al 49% fra i sostenitori dell’estrema destra di Marine Le Pen. È probabile che il popolo dei «gilet gialli» abbia altre urgenze prima della creazione di una «élite a immagine della società», come vorrebbe il presidente.
Le classi più sensibili alla questione s’interrogano invece su quale potrebbe diventare il percorso alternativo dei giovani che aspirano ai livelli più alti dell’amministrazione pubblica. Una delle ipotesi accreditate è che Macron intenda fondere l’ena e l’enm, la Scuola nazionale della magistratura, in un’unica istituzione, una Scuola dei servizi pubblici, suddivisa in diversi rami. Il copyright in tal caso è di François Bayrou (che non è un ex énarque) fin dal 2007, quando era candidato alle presidenziali, vinte da Nicolas Sarkozy. Oppure Macron potrebbe aver deciso di prendere a modello il sistema d’ingresso alla Scuola di guerra, aprendo la nuova Ena a un battaglione di funzionari meritevoli già in servizio sul terreno da almeno dieci anni.