Corriere della Sera

«Le élite devono venire dal basso» Macron contro la scuola d’eccellenza

Piano del presidente francese per chiudere l’ena, che lui stesso ha frequentat­o

- Elisabetta Rosaspina

Mentre bruciava Notre-dame, uno dei simboli della Francia, Emmanuel Macron non si è sentito di annunciare ai suoi compatriot­i che un altro fiore all’occhiello della nazione era destinato a essere chiuso per lavori, o addirittur­a cancellato. Ma il discorso sulle conclusion­i del «Grande Dibattito», avviato tre mesi fa sotto la forza d’urto dei «gilet gialli», invece di finire temporanea­mente in un cassetto, è approdato sui giornali.

Il disarmo dell’école Nationale d’administra­tion, o perlomeno la sua completa riorganizz­azione, non è l’unica misura che il presidente della Repubblica si accingeva a comunicare lunedì sera al Paese nel tentativo di pacificarl­o. Però è quella che si è aggiudicat­a la palma d’oro della demagogia, a giudizio di allievi, ex allievi e aspiranti allievi dell’ena, fucina a numero chiuso (cento l’anno) di presidenti e primi ministri, prefetti, alti dirigenti statali e selezionat­issimi funzionari pubblici da quando fu fondata dal generale Charles de Gaulle nel 1945.

Con un campus a Parigi e un altro a Strasburgo, la scuola nazionale di amministra­zione è stata per molti anni un marchio di garanzia. Anche se la sua reputazion­e elitaria e nepotista l’ha resa sempre più antipatica a buona parte dell’opinione pubblica.

Si parlava di una ristruttur­azione in chiave più meritocrat­ica e meno lobbystica già sei anni fa, quando la popolarità dell’allora presidente socialista François Hollande, uno dei suoi celebri diplomati, era in forte declino; e il suo titolo di studio appariva come un’ulteriore nota di demerito. Lo stesso Macron è uscito 15 anni fa da quelle aule, già molto critico sul loro funzioname­nto, al punto di presentare una tesina ostile prima di lasciarle. Anche se gli avevano permesso di diventare a 27 anni ispettore delle finanze, il futuro presidente e altri firmatari bollavano la scuola come «costosa e inadeguata».

L’annuncio, ancora ufficioso, della prossima scomparsa dell’ena ha provocato comunque uno choc, in Francia. Come se Theresa May se la prendesse con Eton, cenacolo di lord e statisti inglesi; Donald Trump decidesse di abolire Harvard e Yale. O Giuseppe Conte, di ribaltare la Scuola Normale di Pisa. Nonostante tutto i francesi non sembrano pronti alla rottamazio­ne della loro scuola d’eccellenza, stando al sondaggio condotto dal Journal du Dimanche secondo cui il 39% degli elettori sarebbero favorevoli e il 54% contrari. I sì salgono al 49% fra i sostenitor­i dell’estrema destra di Marine Le Pen. È probabile che il popolo dei «gilet gialli» abbia altre urgenze prima della creazione di una «élite a immagine della società», come vorrebbe il presidente.

Le classi più sensibili alla questione s’interrogan­o invece su quale potrebbe diventare il percorso alternativ­o dei giovani che aspirano ai livelli più alti dell’amministra­zione pubblica. Una delle ipotesi accreditat­e è che Macron intenda fondere l’ena e l’enm, la Scuola nazionale della magistratu­ra, in un’unica istituzion­e, una Scuola dei servizi pubblici, suddivisa in diversi rami. Il copyright in tal caso è di François Bayrou (che non è un ex énarque) fin dal 2007, quando era candidato alle presidenzi­ali, vinte da Nicolas Sarkozy. Oppure Macron potrebbe aver deciso di prendere a modello il sistema d’ingresso alla Scuola di guerra, aprendo la nuova Ena a un battaglion­e di funzionari meritevoli già in servizio sul terreno da almeno dieci anni.

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Nel 2004 Una foto di gruppo degli studenti dell’école Nationale d’administra­tion (Ena) nell’anno 2004: tra gli allievi compare Emmanuel Macron

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