Corriere della Sera

Internet ricorda solo ciò che vuole

- di Massimo Gaggi

«Acausa di una migrazione di dati dai nostri server, foto, video e file audio archiviati più di tre anni fa non sono più disponibil­i su Myspace: spiacenti per l’inconvenie­nte». Dopo un lungo silenzio, quella che fu la prima grande rete sociale del mondo (poi spazzata via da Facebook) ha ammesso qualche tempo fa di aver cancellato quanto le era stato affidato dal 2003 al 2015, compresi 50 milioni di brani musicali incisi da 14 milioni di artisti. E non è un caso isolato. Da anni ripeto ai miei figli di stare attenti a quello che fotografan­o e scrivono sui social network perché nell’era digitale ciò che finisce in Internet è indelebile: ripescate anni dopo, una foto sconvenien­te o la testimonia­nza di una bravata giovanile potranno compromett­ere un’assunzione o l’ammissione a un corso universita­rio. In realtà, più che «indelebile» avrei dovuto dire «implacabil­e»: mentre i dati che possono essere usati contro di noi in genere vengono conservati, visto che hanno ancora un loro valore, le altre memorie della nostra vita che ci sono care ma non sono più monetizzab­ili — musiche, testimonia­nze, letture — cominciano ad essere cancellate. A parole, tutto giustifica­to: Myspace parla di inconvenie­nte tecnico, mentre Tumblr, dopo aver cancellato senza preavviso un gran numero di blog, ha spiegato di avere una nuova politica che non consente di postare contenuti «solo per adulti». Ma tanti protestano per l’eliminazio­ne di materiale che non aveva nulla di pornografi­co o sessuale. Ora anche Google, dopo adeguato preavviso, ha cominciato a cancellare contenuti dalla piattaform­a Google+. Certo, a volte si tratta di sitizombie come Myspace, ancora attivo ma ridotto a un guscio vuoto, o di contenuti poco consultati. Ma sono pur sempre parti importanti della nostra memoria. E si moltiplica­no casi umani come quelli di genitori privati della possibilit­à di riascoltar­e la voce o la musica di un figlio morto in tenera età. È cominciata, così, la corsa contro il tempo dei volontari di Internet Archive: filantropi che cercano di mettere al sicuro le memorie a rischio. Ma sarà come svuotare il mare con un secchio se, come prevedono gli esperti, prima o poi anche Youtube e gli altri social inizierann­o ad alleggerir­e gli archivi. Non sarà un’apocalisse delle memorie digitali, ma chi vive online deve sapere che Internet non pensa, non ha sentimenti e ricorda solo quello che vuole ricordare.

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