Mediaset, la sfida del polo europeo «Vivendi? Non avrà un ruolo»
Pier Silvio Berlusconi: piano con forte valenza industriale, decisione a luglio
La prossima data segnata in rosso sul calendario di Mediaset è il 25 luglio, quando si riunirà il consiglio e deciderà della distribuzione dei dividendi. «Quella data — ha spiegato l’amministratore delegato Pier Silvio Berlusconi — può essere considerata una scadenza per la definizione del progetto di creare un broadcaster paneuropeo delle tv generaliste». Con il Biscione a fare da motore. L’indicazione è arrivata alla fine dell’assemblea che ieri a Cologno ha di fatto segnato ancor più il solco tra Mediaset e il socio Vivendi. Non più tardi di martedì Marina Berlusconi aveva definito Vincent Bolloré, patron del gruppo francese, come «il vicino che nessuno vuole avere». E l’assemlbea di ieri non ha contribuito a distendere i rapporti.
Lo stesso Pier Silvio Berlusconi, parlando della possibilità di aggregazioni ha sottolineato come i francesi di Vivendi, che detengono il 29,9% dei diritti di voto di Mediaset (di cui il 19,9% tramite Simon Fiduciaria per ottemperare alla richiesta dell’agcom, data doppia partecipazione di Vivendi in Mediaset e in Tim), «non avranno alcun ruolo attivo». Una volontà che si è riflessa nella decisione del board che si è riunito alla vigilia dell’assemblea di opporsi alla richiesta di Vivendi e della fiduciaria Simon di esercitare diritto di voto in assemblea. Con un distinguo però: porte chiuse per la fiduciaria, ma aperte per il socio francese. Ma senza diritto di voto. Un gesto che secondo alcuni osservatori ha un valore segnaletico, riconoscendo a Vivendi formalmente il ruolo di secondo azionista del Biscione. I francesi, fedeli alla loro linea, hanno comunque annunciato l’intenzione di impugnare le delibere, definendo «illegale» l’esclusione dal diritto di voto. «Potevano entrare — ha commentato Berlusconi —ma hanno scelto di non farlo. A nessuno piace stare in Tribunale, abbiamo a che fare con questi soggetti ma andiamo avanti per la nostra strada e guardiamo al futuro». Un futuro, a detta dello stesso Berlusconi, «ancora tutto da costruire» per la tv generalista della famiglia Berlusconi che deve fare i conti con un mercato della pubblicità «tosto tosto», come l’ha definito Pier Silvio Berlusconi: «Partiamo con un perimetro diverso dallo scorso anno in più pesa la scadenza elettorale di maggio, siamo senza calcio pay, senza Champions e Mondiali». Quanto al dossier aggregazioni, «la nostra concentrazione è su un progetto industriale — ha precisato l’amministratore delegato — . Prima di fare qualche passo, come farlo e con chi, vogliamo essere convinti di un progetto che possa stare in piedi». Purché in parallelo prosegua il progetto di un Antitrust continentale, ha fatto eco il presidente Fedele Confalonieri. Negli ultimi mesi si sono rincorse le voci su un’alleanza con i tedeschi di Prosiebensat e con i francesi di Tf1 con l’obiettivo di creare un polo europeo della tv generalista (passando anche da un riassetto della governance che coinvolgerebbe anche Fininvest). Ieri il riserbo sui nomi è stato assoluto. Gli advisor stanno cercando di spingere sul dossier del progetto paneuropeo di Cologno Monzese, per portare a casa un impegno. I tempi sarebbero piuttosto stretti e, secondo alcuni, in parte legati anche all’imminenza delle elezioni europee a cui Silvio Berlusconi ha deciso di candidarsi.